Lentezza dei processi e malessere sociale

 

 

E' un fatto ormai endemico la litigiosità degli Italiani, che si riflette quotidianamente nelle aule giudiziarie.

E' diffuso il costume "di fare causa", "di presentare denuncia" anche per questioni quasi insignificanti.

Le immagini espressive proposte dai grandi della letteratura ( Verga, Grazia Deledda etc. ...) sembravano un retaggio del passato: personaggi che dilapidavano il patrimonio in carte bollate e avvocati in bagatelle risolvibili con il buon senso; situazioni che sfociavano in fatti di sangue o si perpetuavano in odi tra parenti o vicini di casa.

Oggi, il numero delle cause civili, penali,amministrative è aumentato in modo vertiginoso; non che prima si navigasse in acque tranquille.

Alle cause iniziate per es. 10-15 anni fa, si sono aggiunte quelle intentate nell'ultimo periodo, provocando un autentico " ingorgo giudiziario".

I fattori che determinano questo panorama sono: il mancato adeguamento dell'organico ( soprattutto dei giudici); un utilizzo "diseconomico" di molti magistrati in settori amministrativi; la mancata riforma sulla separazione delle carriere dei giudici medesimi, sulla formazione professionale, sull'accesso alla carriera forense, stanziamenti risicati di danaro pubblico per il funzionamento della macchina giudiziaria; un indirizzo meramente teorico delle facoltà giuridiche che non offrono una adeguata preparazione pratica e causano il difficile reperimento di forze adatte; l'eccessiva burocratizzazione delle procedure ( per es. la sentenza civile di 1° grado, esecutiva per legge,deve superare una serie di passaggi burocratici inutili e dispendiosi, affinchè possa essere portata ad esecuzione!!!!!); la mancata riforma dei riti civili, penali, amministrativi: nel procedimento civile per es: si entra nel vivo della istruzione probatoria ( cioè l'interrogatorio formale delle parti, l'audizione dei testimoni, la consulenza tecnica etc. ...) non prima della quarta udienza ovvero dopo qualche anno dalla iscrizione nel Ruolo della causa medesima!!

l'eccessiva frammentazione dei riti, specialmente nel settore civilistico; nel settore penalistico manca una seria e giusta incentivazione ai riti alternativi, tale da coniugare la politica dell'economia processuale ( e direi "penitenziaria" secondo le preoccupazioni del legislatore ), la adeguatezza, l'effettività della pena e la sua finalità rieducativa;

nel settore del diritto amministrativo, l'istituto della sospensiva da strumento di tutela effettiva nei confronti della Pubblica Amministrazione, è diventato uno dei fattori del ritardo nei processi: infatti, la decisione del merito viene presa dopo parecchi anni...

sempre in questo settore, è mancata una seria riforma sulla ripartizione delle competenze e determinazione della giurisdizione: moltissime cause si bloccano al loro nascere per questioni di competenza e di giurisdizione.

In linea generale posso affermare che sarebbe opportuno istituire per tutte le controversie un organismo stragiudiziale ( cioè fuori dal processo ) di conciliazione.

In alcuni settori questo è già previsto: per es: nelle questioni che ricadono nella competenza del Giudice del lavoro ( licenziamenti, comportamento antisindacale etc.....) e in altri settori.

Perchè per es: non prevedere tale istituto per le vertenze relative alla Responsabilità Civile Automobilistica: questo comporterebbe sicuramente un risparmio anche in termini monetari sia per l'assicurato che per le compagnie assicuratrici che "potrebbero" applicare premi piu' bassi, con un risparmio per la collettività.

La lentezza dei processi, anche i meno gravi, esaspera gli animi per tanti motivi: per le notevoli spese legali, burocratiche etc. ... per il senso di lontananza dello stato, per il fastidio quotidiano di vedere i furbi che la fanno franca.

La tortuosità delle procedure, la lentezza dei processi non rendono una giustizia giusta ed effettiva al cittadino, ma sembrano premiare chi non ha il senso di legalità delle cose.....

Di certo, questo non contribuisce alla soluzione pacifica e amichevole delle controversie, anzi alimenta o addirittura getta il seme di altrettanta discordia, che non sempre è manifesta.

Mi riferisco cioè a quel malessere strisciante, nascosto che costituisce un freno alle relazioni interpersonali.

Purtroppo, in alcune situazioni l'esasperazione prende il sopravvento e allora il diritto è sconfitto.

E che dire della scarsa efficacia e lentezza del procedimento esecutivo, cioè di quel procedimento che dovrebbe assicurare alla "vittima" la restituzione del suo bene; in questi casi, la parte che ha subito il torto, diventa vittima due volte: vittima della parte avversaria che ha commesso l'illecito, e vittima dello Stato inadempiente, che non appresta, cioè, i mezzi adeguati per una pronta ed efficace giustizia.

 

Senorbì,lì 02/05/2000

Avv. Bruno Sechi