Internazionalizzazione e innovazione 
per il sogno di una e-democracy globale

a cura di Andrea Lisi (*)

 

Relazione nell'ambito della Tavola Rotonda “E-Government: fattore di sviluppo per l'Italia e il suo sistema di imprese”, Milano, 14 aprile, 2003

 



Presentazione

Prima di procedere con l’oggetto del mio breve intervento, ritengo opportuno fare dei cenni alla mia esperienza in questo particolare settore.
Sono il Vice Presidente di un Centro Studi&Ricerche, denominato SCiNT (acronimo di Sviluppo & Cooperazione delle Imprese per l’Innovazione e l’internazionalizzione), nato da una collaborazione con il Progetto Orientamento dell’Università di Lecce. Tale Centro Studi ha svolto attività di ricerca e formazione ed ha partecipato a missioni istituzionali e non, soprattutto nei Paesi dell’area balcanica, avendo sempre come punto di riferimento la stretta correlazione tra le tematiche del commercio con l’estero e le nuove tecnologie, considerate queste ultime quale imprescindibile volano per una più veloce internazionalizzazione dell’impresa e del territorio.
Sulla base di questa particolare esperienza maturata in seno al Centro Studi SCiNT, cercherò di soffermare il mio discorso su una diversa prospettiva dell’e-government: una prospettiva transnazionale, più aziendale e attenta ai fenomeni che riguardano alcuni Paesi in Via di Sviluppo (alcuni di essi veramente vicini alle nostre coste).

Premesse: dall’E.government nazionale all’E.government internazionale

L’E.governement, come è noto, rappresenta il variegato fenomeno della innovazione nella Pubblica Amministrazione e, più in particolare, dell’applicazione delle ICT ai processi di cambiamento del Governo, consentendone una trasparente digitalizzazione. L’E.government applicato all’amministrazione locale e centrale modifica i processi di governo e di gestione, rendendoli più trasparenti, controllabili, efficienti.
Tale processo investe globalmente il rapporto tra Cittadino e Ammistrazione, favorendo la nascita di un “processo inverso”: non è più il cittadino a seguire l’amministrazione, ma è l’amministrazione a farsi conoscere e ad offrire un servizio. Le tecnologie si sono, quindi, rivelate strumenti straordinari per migliorare la qualità, la velocità, l’affidabilità e l’interazione dei servizi offerti dalle amministrazioni ai cittadini e alle imprese.
Ma l’e.government non è solo questo: l’e.government guarda oltre i confini statali, coinvolgendo ordinamenti sopranazionali (come l’Unione Europea) e portando nuova linfa in tutti i processi di internazionalizzazione.
Da una parte, nel così detto Mondo Industrializzato, l’innovazione ha favorito l’integrazione tra le amministrazioni centrali ed un flusso continuo di informazioni globali tra cittadini europei e non, e tra essi e i vari ordinamenti con i quali essi possono venire in contatto. E questo grazie ad una sempre maggiore presenza delle amministrazioni “In Rete” e, quindi, ad un continuo e via via più efficace scambio tra le stesse amministrazioni dei vari Paesi. E quindi oggi, a livello nazionale e internazionale, si respira una sempre più stringente presenza delle amministrazioni in senso lato accanto al cittadino.
Dall’altra parte, nei così detti Paesi in Via di Sviluppo, la spinta delle nuove tecnologie rischia di aumentare il divario già esistente con i Paesi Industrializzati, rendendo incolmabile il gap industriale, sociale, culturale che divide la parte più popolata del pianeta da quella più ricca ed esigente. Il cd. digital divide opprime i sistemi meno industrializzati: una grande parte del pianeta è più indietro anche con la diffusione e l’utilizzo delle nuove tecnologie; e il divario tecnologico è presente sia tra i vari Paesi in via di sviluppo e quelli più industrializzati (non avendo, i primi, ancora potuto investire nel processo di innovazione tecnologica) sia all’interno dei vari Paesi in via di sviluppo (dove ancora larghissime fasce della popolazione sono assolutamente estranee al processo di cambiamento, non avendo alcuna possibilità di accesso ai nuovi strumenti tecnologici).
Eppure un corretto e guidato impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nelle attività economiche e sociali può offrire enormi opportunità anche a questi Paesi per ridurre le disuguaglianze ed innescare processi di crescita sostenibile e durevole.

La scommessa digitale per i Paesi in Via di Sviluppo

Un’amministrazione digitalizzata, snella, trasparente, immediatamente raggiungibile rappresenta per Paesi in via di sviluppo una possibilità in più per creare fiducia e avviare rapporti economici più solidi a livello internazionale sia nel settore pubblico e sia nel settore privato. Un’Amministrazione in Rete, che comunica a livello internazionale, costituisce certamente un polo di attrazione per gli investimenti esteri.
Sono già presenti in alcuni Paesi in via di sviluppo degli esempi virtuosi nell’utilizzo delle nuove tecnologie per rendere più trasparente la gestione pubblica e raggiungere più facilmente i cittadini (per una visione completa si può visitare il sito della World Bank, dedicato all’e-government nei Paesi in via di sviluppo all’indirizzo http://www1.worldbank.org/publicsector/egov/).
Nello Stato Indiano dell'Andhra Pradesh, grazie ad un nuovo sistema informatizzato di registrazione della proprietà di beni immobili, la popolazione può oggi effettuare in maniera decentralizzata ed in poche ore operazioni che prima richiedevano giorni di viaggio per recarsi negli uffici competenti: l'aumento di efficienza è accompagnato ad una diminuzione della corruzione ed a un notevole aumento delle entrate tributarie associate alle operazioni di trasferimento della proprietà. Ma in molte altre terre dell’India si sono utilizzati gli strumenti informatici per combattere la corruzione e assicurare una maggiore trasparenza nell’operato pubblico.
Nelle Filippine, l'informatizzazione del sistema delle dogane, ha permesso di ridurre i costi di transazione, di velocizzare le procedure ed aumentare in maniera rilevante gli introiti fiscali. Nello stesso Paese è stato, inoltre, avviato, già nel novembre del 2000, un innovativo “Internet-based Electronic Procurement System Pilot”. Tale Sistema ha diminuito i costi per il governo ed ha aumentato la trasparenza.
Anche in Argentina, l’utilizzo della Rete Internet ha posto le basi per un processo di trasparenza dell’amministrazione governativa, con l’avvio del Programma “Crystal”.
In Brasile sia a Bahia sia a San Paolo, sono stati introdotti (presso centri commerciali, uffici postali e stazioni ferroviarie) “chioschi di accesso informatico ai servizi della pubblica amministrazione”; ciò al fine di permettere alla cittadinanza di richiedere agilmente servizi quali emissione di passaporto, iscrizione alle liste di collocamento, inoltro denunce. In Brasile, i computer sono già piuttosto diffusi nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche, negli edifici governativi. Nelle case delle famiglie brasiliane ci sono circa 20 milioni di computer e i siti web realizzati in Brasile sono 14 milioni (il doppio di quelli del Messico). Questo evidente sviluppo tecnologico ha permesso al Brasile di ridurre il divario esistente tra le zone povere ed isolate del Nord Est del Paese e quelle più evolute del Sud e soprattutto ha immesso il Brasile nei grossi flussi economici internazionali.
Il Brasile ben rappresenta oggi il sogno di riscossa della Parte Povera del Globo grazie ad un virtuoso e consapevole utilizzo delle Nuove Tecnologie.

E-Government for development

Partendo da queste considerazioni è senz’altro apprezzabile lo sforzo progettuale che il Governo Italiano sta portando avanti a livello internazionale per ridurre il gap esistente tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati, proprio attraverso la diffusione consapevole e assistita delle nuove tecnologie e, quindi, utilizzando l’e-government quale fattore cruciale per la crescita democratica e la trasparenza.
A livello mondiale tale esigenza è stata avvertita già in seno al G8, durante il Summit di Kyushu-Okinawa del luglio 2000, con l'approvazione della Carta sulla Società Globale dell'Informazione e con la creazione di una task force internazionale, la DOT Force (Digital Opportunity Task Force - http://www.dotforce.org/).
Ma è con il successivo Summit di Genova del luglio 2001 che viene dato un forte impulso all’iniziativa e l’Italia ha assunto il ruolo da protagonista nel processo internazionale di “E-Government per lo Sviluppo”: "Opportunità Digitali per Tutti: Vincere la Sfida" è il significativo titolo del Rapporto e del Piano d'Azione presentato dalla DOT Force al Summit G8 di Genova.
“Ridurre la distanza fra il cittadino e lo Stato e rendere più efficienti e trasparenti le amministrazioni pubbliche anche nei Paesi in via di sviluppo”: queste sono le parole d’ordine che si sono respirate a Genova in un clima avvelenato dalle note manifestazioni di piazza.
L'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nelle attività economiche e sociali può, infatti, offrire enormi opportunità a tutti i paesi per ridurre le disuguaglianze ed innescare così processi di crescita sostenibile e durevole, innescando un virtuoso processo a catena:
- da una parte migliorando il rapporto tra cittadini e amministrazione centrale, dall’altra inserendo gli Stati più poveri nella Rete Globale Internazionale;
- da una parte assicurando trasparenza e informazione all’interno e all’esterno dello Stato, dall’altra incentivando gli investimenti economici, anche di imprenditori stranieri.
Si ricorda, infine, che questo ruolo guida delle nuove tecnologie per il superamento del gap sussistente tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo si era evidenziato nel 2001 anche in seno alla UN ICT Task Force - la task force delle Nazioni Unite per le Information and Communication Technologies (http://www.unicttaskforce.org/).
Partendo da queste convinzioni maturate in ambito sopranazionale, il Governo italiano ha assunto a Genova l'impegno verso i partner G8 e la comunità internazionale di fornire un concreto contributo per la realizzazione dell'e-Government anche in quei Paesi che non hanno ancora sfruttato questo importante strumento per colmare i divari sociali ed economici, o che lo hanno fatto solo in parte.
L’Italia ha assunto, quindi, un ruolo guida nella realizzazione del sogno di una compiuta e-democracy che livelli le tragiche differenze tra Mondo Industrializzato e Mondo in Via di Sviluppo.

L’iniziativa italiana “E-Government per lo Sviluppo”

Il Governo Italiano ha affidato la pianificazione e l'esecuzione della "Iniziativa italiana E-Government per lo Sviluppo" al Ministro per l'innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca (info su www.innovazione.gov.it/ita/egov_sviluppo/introduzione/egov1.shtml).
In seno al Ministero è stata creata una Task Force operativa per la realizzazione del Progetto (della quale fanno parte anche il Ministero degli Affari Esteri e della Funzione Pubblica, due Organizzazioni no profit e varie società del settore ICT).
L'iniziativa “E-government per lo Sviluppo” è stata lanciata a Palermo nell'Aprile 2002, durante la Conferenza internazionale “E-Government for Development”, alla presenza di più di 90 Paesi con circa 700 delegati di alto livello, inclusi cinque Primi Ministri (Italia, Albania, Costa d'Avorio, Mozambico, Tunisia) e numerosi Ministri. La Conferenza, organizzata dal Governo italiano, in collaborazione con il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UNDESA), è stata l'occasione per presentare alla comunità internazionale le potenzialità dell'e-Government come strumento di sviluppo sociale ed economico e, infatti, durante la stessa, sono state anche illustrate numerose best practice internazionali, dal nord e dal sud del mondo.
L'Iniziativa Italiana è stata condivisa con gli altri leader G8 al Summit di Kananaskis (Canada, maggio 2002), momento in cui si è conclusa la fase strategica e progettuale e, a partire dall'autunno del 2002, ha preso l’avvio la fase di lancio ed implementazione dei progetti concreti nei cinque Paesi beneficiari iniziali: Giordania, Albania, Nigeria, Mozambico e Tunisia.
L’"Iniziativa Italiana E-Government per lo Sviluppo" si caratterizza, quindi, per operatività, concretezza ed efficacia, partendo da singoli progetti pilota, miranti ad agire sulla “good governance” del Paese beneficiario e, quindi, sull’esercizio di questa tramite le ICT nei processi di sviluppo e crescita sostenibili.
L’iniziativa che si svilupperà, quindi, in singoli progetti concreti nei vari stati che aderiranno alla stessa intende muoversi seguendo quattro principi guida:
• aumentare nei Paesi in via di sviluppo la conoscenza dell’importanza strategica dell’ E-Government come fattore di riduzione dei gap economici e sociali;
• raccogliere e condividere i migliori esempi a livello mondiale dell’applicazione dell’E-Government, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, ove quelle applicazioni hanno favorito la crescita, la trasparenza e l’efficienza della Pubblica Amministrazione e, quindi, lo sviluppo democratico di questi;
• identificare, dibattere e comprendere la natura dei fattori critici di successo che i governi si trovano a dover affrontare nel progetto di implementazione dell’ E-Government nei loro rispettivi Paesi;
• creare un contesto di fiducia, per far crescere la cultura della partnership e della cooperazione fra attori diversi come i Governi centrali, le aziende private, le Organizzazione non Governative.
Per avviare un’iniziativa così ampia e articolata il Governo italiano ha provveduto a stabilire accordi finanziari con le principali organizzazioni internazionali, quali le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, la Gateway Foundation (http://www.developmentgateway.org/), la Banca Inter-Americana per lo sviluppo, arrivando a stanziare per il progetto 20 milioni di dollari americani per il 2002.
Inoltre, per aumentare le disponibilità finanziarie, si sta attualmente lavorando per catalizzare forze e risorse da altri Governi G8, fondazioni, agenzie nazionali di cooperazione, dal settore privato ed organizzando e coordinando azioni ed iniziative satellite per i progetti, anche collaborando con il settore non-profit.
Sono state già avviate, a partire dall’autunno 2002, con Giordania, Albania, Nigeria, Mozambico, le prime missioni esplorative che hanno dato vita ai primi accordi operativi e alla implementazione dei primi progetti (strategia di E-Government per l’Albania; E-Procurement e E-Accounting per la Giordania; E-Accounting e E-Statistics per la Nigeria; gestione informatizzata del catasto, Rete Elettronica del Governo, E-Accounting e anagrafe informatizzata per il Mozambico).
La proposta italiana di fare leva sulle ICT per mettere i Paesi in via di sviluppo in condizioni di attirare maggiori aiuti e investimenti e, quindi, di promuovere e gestire processi di sviluppo, ha suscitato grande interesse nella comunità internazionale, dando origine a numerose richieste di associazione all'iniziativa da parte dei Paesi in via di sviluppo. A tutt'oggi circa 20 Paesi appartenenti all’area dei Balcani, dell’Africa, dell’America Latina e dei Caraibi hanno formalmente chiesto di partecipare all'Iniziativa E-Government per lo Sviluppo.
Occorre, infine, ricordare che nel marzo 2003 il Ministro Stanca ha siglato una linea di credito di 3 milioni di dollari con la Banca Inter-americana per sviluppare l’E-government nell’America Latina. A beneficiarne saranno 7 Paesi dell’area latino - americana e caraibica.
L’Italia continua a consolidare, quindi, il suo ruolo guida nel processo di crescita dell’E-government nei Paesi in via di sviluppo.

E-Government internazionale: la scommessa per le imprese

La digitalizzazione dell’apparato pubblico rappresenta un’occasione per le imprese nazionali e internazionali sotto un duplice profilo.
Occorre prima di tutto considerare che l’utilizzo di strumenti essenzialmente transnazionali come internet e l’informatica per semplificare e sburocratizzare la gestione del potere pubblico comporta come principale conseguenza la “messa in rete” di tutto il “Sapere dello Stato”.
I vari Stati si affacceranno alla Rete, comunicheranno tra loro, si interfacceranno con il cittadino globalizzato (e non più appartenente a questo o a quello Stato), saranno trasparenti, efficienti, serviranno le imprese.
Tutte le imprese saranno agevolate da questa maggiore presenza di informazione e potranno controllare on line la gestione di un investimento produttivo in qualsiasi parte del Mondo (l’importante è che quella parte del Mondo sia entrata a far parte della Rete di E-Government internazionale).
Non sono impensabili, ma ormai appartengono alla realtà, Sportelli per l’Internazionalizzazione e per le Attività Produttive che inizino a parlare un’unica lingua e che non siano collegati tra loro solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello internazionale.
Sportelli Informativi Digitali, Luoghi Virtuali Internazionali dove l’imprenditore del Mondo acceda all’informazione di tutti i Paesi concernente l’investimento produttivo, il suo fare impresa e anche tutti gli eventali canali di finanziamento e agevolazione presenti in quello stato.
Questo processo inevitabilmente stimolerà investimenti anche nei Paesi in Via di Sviluppo che potranno accedere alla Rete e utilizzeranno l’informatica per trasformare la loro amministrazione pubblica.
Non si parla di futuro, ma di realtà…
Inoltre, questo processo di innovazione tecnologica ovviamente mette in primo piano le società di ICT, le quali - se sapranno internazionalizzarsi e, quindi, non vorranno perdere l’occasione di fornire i propri servizi di hardware, software, di telematica e informatica in genere – avranno la grande occasione di emergere in settori di mercato ancora inesplorati. Nei Paesi in via di sviluppo c’è bisogno di tanto, (spesso) di tutto ciò che riguarda le ITC e quindi comincia ad essere indispensabile per l’impresa italiana ed europea guardare oltre i confini statali, oltre i confini del mondo industrializzato…

Conclusioni

L’E-government per lo Sviluppo rappresenta una grande scommessa per le nostre imprese, ma anche e soprattutto una guida per procedere con correttezza verso un possibile progresso mondiale.
Le incessanti (e inevitabili) richieste dei Paesi in via di sviluppo, l’incontenibile flusso di immigrazione che proviene da questi Paesi, comportano delle scelte nette e improcrastinabili.
L’E-government, la spinta tecnologica può risultare la nuova chiave di svolta per tracciare una strada obbligata di sviluppo.
Portare tecnologia significa sviluppare una speranza di reale e-democracy, di livellamento incessante e progressivo delle differenze strutturali ed economiche, in modo che l’E-government Internazionale possa coincidere con quel meraviglioso posto dove è superato il concetto di integrazione e si respira la totale condivisione e, quindi, spontanea accettazione di culture diverse…





(*)Andrea Lisi. Avvocato in Lecce, Studio Legale Lisi. Titolare, con il dr. Davide Diurisi, dello Studio Associato D.&L., consulenza aziendale e legale. Vice Presidente del Centro Studi & Ricerche SCiNT. Curatore del portale per l’internazionalizzazione www.scint.it. Collabora con la cattedra di diritto commerciale internazionale dell’Università di Lecce.


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