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Pronta la prima bozza del trattato internazionale
ATTENTI AL CYBER-CRIMINE
LE SOLUZIONI DEL CONSIGLIO D'EUROPA

di Andrea Sirotti Gaudenzi

- Tratto da Italia Oggi del 29 maggio 2000
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Dopo l'Unione Europea, anche il Consiglio d'Europa ha annunciato la propria decisione di intervenire nel settore della "criminalità informatica" e, in particolare, nell'ambito dei reati commessi in rete.

Le istituzioni dell'Unione Europea, a seguito della definizione del piano d'azione per combattere la criminalità organizzata (Tampere 1999), hanno recentemente rimarcato l’importanza di prevedere forme di controllo sempre maggiori nei confronti della "rete delle reti", al fine di combattere le organizzazioni criminali, che hanno trovato terreno fertile nello sviluppo di internet e nella diffusione degli strumenti informatici.

Il 3 maggio, peraltro, è stato pubblicato nella G.U. dell’Unione Europea un documento intitolato "Prevenzione e controllo della criminalità organizzata" (2000/C124/01), che - nel fare il punto sulle strategie dell’Unione Europea per l’inizio del terzo millennio- dichiara esplicitamente la necessità di avvicinare ed armonizzare le legislazioni nazionali dei Paesi membri su alcuni reati, tra cui quelli legati alla diffusione delle nuove tecnologie (quali la frode informatica ed i reati commessi via internet).

Il Consiglio d'Europa ha già posto mano alla bozza del "Trattato internazionale sulla criminalità nel cyberspazio", che è stato presentato ufficialmente lo scorso 27 aprile. Lo scopo è quello di creare un sistema di monitoraggio internazionale dei
crimini telematici, basato sui rapporti di collaborazione dei 41 Paesi aderenti al Consiglio d'Europa (tra i quali -peraltro- ci sono anche le 15 Nazioni aderenti all’Unione).
Convinto dell’importanza di predisporre una serie di efficaci misure volte alla protezione della società contro il "cyber-crime", il Consiglio d’Europa ha deciso di rendersi promotore di nuove forme di collaborazione tra il più alto numero possibile di Paesi europei, realizzando strumenti in grado di far fronte alle crescenti difficoltà che si presentano di fronte alla progressiva globalizzazione.

Di particolare rilevo appare la proposta di porre in capo ai provider l’obbligo di conservare i dati sul traffico Internet per un certo periodo di tempo. Sono prevedibili critiche nei confronti di una norma che possa attentare alla privacy in rete, anche se la ratio è quella di poter risalire agli autori di comportamenti illeciti.
Grande attenzione viene riservata alla repressione dei fenomeni di pornografia infantile, ai quali è dedicato l'art. 9 della bozza del Trattato ("Offences related to child pornografy"), che include nel materiale pornografico anche le immagini di persone maggiorenni travestite da minori in espliciti atteggiamenti sessuali.
Vengono elencati, quali comportamenti da censurare, l'accesso illegale, l’intercettazione illegale, l'attentato all'integrità dei dati e dei sistemi, il possesso, la produzione, la diffusione di programmi che consentano azioni di "cyberterrorismo", la frode informatica, le infrazioni contro la proprietà intellettuale.
Infine, la bozza del Trattato prevede una serie di proposte in tema di estradizione per chi si sia reso responsabile di reati telematici particolarmente gravi (come l’ attentato alla sicurezza ed al funzionamento della rete).
In particolare, il documento fa riferimento alla necessità di dare impulso ad un’azione congiunta da parte di vari Paesi, nell’ottica della collaborazione internazionale, resasi necessaria di fronte alla globalizzazione del problema del reati telematici, come già evidenziato da numerosi interventi delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e del G8.

L'azione proposta dal Consiglio d'Europa si inserisce nell'ambito delle iniziative volte alla realizzazione di strumenti che consentano l'affermazione del principio della preminenza del diritto e l'obbligo di tutelare i cittadini.
Costituito con il Trattato di Londra del 5 maggio 1949, il Consiglio d'Europa ha tentato, soprattutto attraverso la realizzazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, di formare in Europa una base comune agli ordinamenti nazionali, prima ancora della nascita della Comunità Europea.

E’ evidente che, per lo sviluppo di questo progetto sarà necessario la massima collaborazione fra i vari Paesi, che si troveranno a dover dare l’avvio al difficile programma di coordinamento in materia penale tra i diversi ordinamenti nazionali.

 

 

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