Una guida pratica per la tutela dei diritti umani

di Maria Michela Chiarandini

Recensione al volume
"I RICORSI ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO"
Guida pratica alla tutela dei diritti umani in Europa
di Andrea Sirotti Gaudenzi
Con presentazione di Marzio Valerio Vaglio - Premessa di Francesco Brugaletta 
e postfazione di Nicola Graziano
Pagine 479, con CD ROM - Maggioli editore, giugno 2002, II Edizione


A distanza di un solo anno dalla pubblicazione della prima stampa, vede la luce la seconda edizione della guida “I ricorsi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo” di Andrea Sirotti Gaudenzi, disponibile da qualche giorno nelle librerie italiane.
La rapida evoluzione del sistema di tutela dei diritti umani in Europa ha, difatti, reso necessario una revisione -rectius, un arricchimento- della versione precedente dell’opera, che ha trovato sin dall’inizio largo consenso in un pubblico di lettori eterogeneo, ma curioso di avvicinarsi ad un “nuovo” modo di fare giustizia a livello internazionale.
Del resto, la sensibilità del cittadino -non solo europeo- nei confronti della tutela dei diritti umani ingiustamente calpestati dalle autorità nazionali e dai privati cresce ogni giorno di più, soprattutto a fronte di un emergenza avvertita negli ultimi anni su scala mondiale.
La riforma più rilevante del sistema ha investito, nei primi mesi del 2001, il "caso Italia", così come lo chiama -a buon diritto- l’Autore, riferendosi alla cronica lentezza dei processi nazionali, che hanno procurato al Governo italiano il deprecabile titolo di “sorvegliato speciale”. Difatti, il legislatore ha provveduto a modificare i profili processuali della tutela dei diritti umani in Italia, con riferimento specifico al tanto discusso diritto alla “ragionevole durata” del processo, solennemente sancito dall’art. 6 par. 1 della Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.
Così, il 18 aprile 2001, è entrata in vigore la legge n. 89 del 24 marzo 2001 (cd. Legge Pinto), con la quale la competenza a conoscere dei ricorsi per la violazione dell’art. 6 par. 1 della Convenzione del 1950 è stata trasferita dalla Corte di Strasburgo alle Corti d’appello italiane. Tale scelta si rendeva necessaria, visto l’incremento, pressoché ingovernabile, del numero delle denunce inoltrate da cittadini italiani alla Corte europea per l’eccessiva durata dei processi civili, penali e amministrativi nazionali, che venivano, fra l’altro, ad aggiungersi al già ingente carico di lavoro dell’organo di giustizia internazianale.
L’Autore, pertanto, non poteva lasciare nell’ombra tale bouleversement processuale, che veniva a mutare profondamente l’orizzonte dei diritti umani in Italia: del resto, la vigilanza sull’osservanza del diritto alla durata ragionevole dei processi italiani e l’eventuale condanna per la violazione dello stesso è ora riconosciuta in capo agli stessi giudici nazionali, e non più ad un’autorità internazionale super partes…
Gli aggiornamenti normativi e il conseguente nuovo materiale di studio hanno reso il corpus del testo più ampio e completo senza, però, pregiudicare quelli che sono stati riconosciuti come elementi distintivi dell’opera, ovvero la facilità di consultazione e la chiarezza espositiva pur nella esaustività e tecnicità giuridica.
Arricchimento dell’opera, in questo caso, significa aggiornamento e integrazione, normativo, ma soprattutto giurisprudenziale, e non solo con riferimento alle sentenze della Corte europea dei Diritti Umani, bensì anche alle prime sentenze emesse dalle Corti d’appello italiane in attuazione della legge Pinto.
Per completare questo rinnovato viaggio nella giustizia dei diritti umani, l’Autore, infine, volge la propria attenzione anche all’orizzonte strettamente comunitario, proponendo una rapida, ma attenta, analisi della nuova Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che molto deve alla Convenzione del 1950, e all’organo giurisdizionale preposto alla sua vigilanza, la Corte UE, organo chiaramente distinto dall’omonima istituzione per competenze territoriali e sostanziali.

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Dott.ssa Maria Michela Chiarandini

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