di Paolo Cendon (*)
SOMMARIO 1. Fare o non fare - 2. Modi di dire – 3. Il ventaglio dei danni alla persona
1. Fare o non fare
Da sempre il “fare” è al centro del danno esistenziale, in stretta connessione con l’“essere”. Dicono gli “esistenzialisti”: il male sta qui nella circostanza che la vittima si trova a non poter più fare le stesse cose di prima; e/o che dovrà da quel momento farne altre, tendenzialmente meno belle.
Un’agenda differente di lì in avanti, dunque, un peggior interfacciamento col mondo esterno - famiglia, amici, oggetti, scuola, lavoro, abitudini, creatività, tempo libero, ambiente, etc. La quotidianità alterata di tanto o di poco, una qualità della vita più scarsa. Per qualche tempo, o definitivamente, le “attività realizzatrici” (di dellandriana memoria) non saranno più le medesime.
Insomma: il fare “non reddituale” compromesso, più scadente. Un dover fare, un non poter più fare, le rinunce forzate, l’ex-fare. I ritocchi obbligati del relazionarsi, del vivere in società, dello stare al mondo, dell’agire per, con, su, fra, tra. Il danno esistenziale.
Bene.
Succede che qualcuna delle nostre studiose (Emanuela Navarretta in particolare) non sia convinta che il verbo in questione sia appropriato. Esprimersi così sarebbe rischioso, sconsigliabile. Troppo spesso il “fare” (anzi il “facere”, come preferisce dire la nostra scrittrice) si presterebbe a diventare cassa di risonanza delle sperequazioni di base; il danneggiato che svolgeva un sacco di attività verrebbe risarcito più di quello che, invece, di cose ne faceva poche e/o di modesto livello. Si esalterebbe in questo modo la disuguaglianza, verrebbero favoriti i ricchi, i fortunati, i disinvolti; aumenterebbe o non diminuirebbe la forbice rispetto ai poveri, alle persone deboli.
Di qui gli interrogativi che hanno ispirato le pagine seguenti.
E’ giusto ragionare così, si tratta di preoccupazioni fondate? Davvero il verbo “fare” sarebbe poco felice, inadeguato? Meglio non distinguere fra vittima e vittima, siamo - dobbiamo essere - uguali in tutto, occorrerà cercare altre vocaboli?
La risposta non è tra le più semplici.
Per cominciare si potrebbe però (ecco cosa mi è sembrato) muovere da un dato oggettivo, elementare: il modo in cui tutti quanti parliamo, oggi nel 2003. Le parole che scriviamo, con cui comunichiamo - che saranno anche prossime, verosimilmente, alla maniera in cui pensiamo. E in definitiva al come siamo o non siamo davvero.
Frasi e modi di dire, insomma – che riguardano l’universo del fare. Materiali linguistici, cercati un po’ con l’aiuto del vocabolario, un po’ sfogliando i nostri lavori accademici (come scrivevamo?). Prendendo spunto magari dal libro che è sul comodino in questi giorni, dagli incontri recenti, dai vecchi e nuovi film, dai giornali, dalle e-mail inviate e ricevute, da certe commedie, dai fumetti, dalla tv (perché no?).
Una carrellata veloce, senza pretese di fare concorrenza ai linguisti. Una scorsa alle colonne del Devoto, del Battaglia, del Palazzi, del Garzanti, dello Zingarelli. E uno sguardo alle carte e pubblicazioni tutt’intorno sulla scrivania.
2. Modi di dire
Ecco qui sotto, allora, una sequenza di usi quotidiani del verbo “fare” - compresi alcuni dei suoi derivati. Più in là tireremo le fila.
a far, a fare
che ci stai a fare lì? – che l’hai comprata a fare? – comincia a fare una mezzora al giorno – a far tempo dagli antichi romani
abbia fatto
credo che i quaranta li abbia fatti da un pezzo
abbiamo fatta
ce l’abbiamo fatta, direi
abbiamo fatto
abbiamo fatto un bel falò - abbiamo fatto flop - stanotte abbiamo fatto bisboccia – abbiamo fatto un buon raccolto - quanto cammino abbiamo fatto! – abbiamo fatto il possibile – scintille abbiamo fatto!
al fare
dal dire al fare c’è di mezzo il mare
artefice
“qualis artifex pereo!”
aver fatto
temo di aver fatto fiasco
avete fatto
la solita piazzata avete fatto – siete voi che avete fatto questo (Picasso)
avrà fatto
avrà fatto i funghi ormai
benefattore
sarò un vero benefattore per voi italiani
ce la faccio
non ce la faccio più, scusatemi
ce ne siamo fatte
ce ne siamo fatte di risate!
che fai
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, /silenziosa luna? (Leopardi)
che fanno
ecco i discorsi che fanno presa – non sanno quello che fanno – le accuse che fanno sono ingiuste
chi fa
chi fa da sé fa per tre
chi la fa
chi la fa l’aspetti
ci facciamo
ci facciamo un po’ di compagnia?
ci fai
ci fai l’orlo allora - una bella figura ci fai fare - ma ci fai o ci sei?
ci faresti
Stefano, ci faresti da garante?
ci ha fatto
ci ha fatto una sfuriata!
ci ho fatto
cosa vuoi, ci ho fatto l’abitudine - ci ho fatto un mezzo pianto – non ci ho proprio fatto caso – ci ho fatto il callo ormai
ci siamo fatti
ci siamo fatti una mangiata!
da fare
ho un po’ da fare oggi – non hai niente di meglio da fare? – bisogna che ci diamo da fare – niente da fare con quel tanghero!
dài, fammi un regalino – dài, fammi una coccola – dài, fammi una bella paura – dài, fammi stare bene
devi fare
devi ancora fare i compiti - devi fare la dichiarazione dei redditi - devi fare il regalo a tua sorella
devi farti
devi farti coraggio – devi farti la tintura sai? – devi farti forte adesso
di fare
vediamo cosa sei capace di fare!
di fatto
sta di fatto – niente di fatto anche stavolta
dal fare al disfare è tutto un lavorare
è fatta
giustizia è fatta - l’Italia è fatta, bisogna fare gli italiani
è fatto
ma se è fatto apposta per te! – è fatto per essere amato
fa a
fa a pugni con la logica - tanto fa comunque a modo suo
fa che
fa che il tempo cambi! – fa che mi riprenda e poi vedi come lo sistemo - fa che tutto sia a posto quando torno – fa che il mio sogno si avveri
fa da
fa da Maria e da Maddalena, ogni volta – fa da contrappeso – il tronco le fa da sedile
i, gli
fa gli straordinari quando può - la gatta frettolosa fa i gattini ciechi - fa i 235 in quinta, capito?
fa il, lo,
fa il dongiovanni da strapazzo – fa il bello e il cattivo tempo nel partito – come secondo lavoro fa il muratore - fa il diavolo a quattro – fa il sostenuto pure! - fa il medico credo – fa un po’ troppo il figo - fa il vigile urbano che è meglio - fa il rettore da una vita - fa il pesce in barile - fa il cretino con la segretaria – fa il mestiere più antico del mondo – fa il passaggio a Scienze politiche – fa il galante con tutte
fa la
fa la quarta ginnasio - fa la rava e la fava, lui - fa la vita, diciamo così – il prezzo lo fa la piazza – fa la fame poveraccio – è questo che fa la differenza - fa l’elemosina, sii buona – ma ti fa la corte? – coccodé fa la gallina
fa le
fa le fusa - fa le viste di non conoscerlo - fa le bizze a volte – fa le mostre di ignorarlo - fa le veci del preside
fa lo
fa lo stesso, peggio per te
fa per
fa per dieci lei! - fa per modo di dire – non fa per me quella squinzia
fa un, fa una
fa un caldo torrido – fa un profumo! - correva come fa una lepre inseguita dai cani - fa una vita da principe - fa un freddo cane - domenica fa un concerto allo stadio – fa un fumo quella stufa!
fac
è il suo factotum – non hai un facsimile?
facci
facci caso - facci sognare adesso!
faccia
faccia lei allora! – faccia, faccia pure – faccia un controllo scrupoloso - mi faccia il pieno di verde – inutile che tu faccia il duro con me – bisogna che tu faccia una cura - purché non faccia toppe smorfie! – meglio che tu faccia ricorso – basta che tu faccia un fischio
facciamo
facciamo follie stasera – facciamo il totale - facciamo due spaghetti? - facciamo dopodomani - ce lo facciamo questo valzer? – facciamo fronte contro gli arroganti - facciamo che io sono Topolino e tu Minnie - facciamo finta che abbiano ragione loro - facciamo piazza pulita di quei pregiudizi – facciamo noi da sentinella - facciamo quattro salti – facciamo presto – facciamo ammenda – facciamo vela - facciamo male, lo so – facciamo colazione insieme? – così non ci facciamo neanche le spese – facciamo notte qui, ti muovi? – facciamo come vuole lei – facciamo il Natale insieme?
facciamo a
facciamo a chi arriva prima – facciamo a chi ha più fegato
facciamo il, la, i, le
bisogna che facciamo la novena - dopo facciamo i conti! - facciamo il giro del mondo - facciamo il bagno in quella spiaggetta – facciamo la prova - facciamo l’Otello quest’anno – facciamo la pace – facciamo l’ultimo giro - facciamo più bella la cucina – facciamo noi i disegni – facciamo la lotta? – è qui che facciamo il formaggio – facciamo il punto della situazione – facciamo le capriole?
facciamo un, una
facciamo un piccolo sforzo - facciamo una partitina – facciamo un’altra ipotesi – facciamo un chilo di mele – facciamo un nostro giornale allora
facciamoci
facciamoci il segno della croce – eh, facciamoci coraggio
faccio appello al tuo buon senso – faccio da solo, grazie - faccio voti che tutto vi vada bene, sorelle - faccio un po’ fatica a crederti - faccio collezione di farfalle, vieni dentro a vederla? - faccio alla meglio - faccio io stavolta - faccio anche senza di voi - di te faccio volentieri a meno - faccio bene secondo voi? - di tutto faccio per te – vedo gente, faccio cose (N.Moretti) - faccio quanto sta in me - del danno/evento me ne faccio un baffo - faccio presente che lei è assente - fasso tuto mi
faccio il, la, le
faccio la raccolta delle figurine - faccio il tifo per l’Inter da sempre – faccio il bravo, giuro – ti faccio le carte se vuoi – faccio il turno di notte adesso
faccio un, una
per te faccio un’eccezione - faccio fare una scala
facendo
cammin facendo incontrò una vecchina – strada facendo, canta Baglioni
facente
non comanda lui, è il facente funzioni
facessimo
e se facessimo una crociera!
faceva
faceva professione di un ottimo ingegno
facevano
“Bravo, bravo”, facevano tutti in coro – facevano crocchio intorno
facevo
facevo tanto assegnamento su quel mio allievo! – facevo una vita da cani - facevo da mangiare sempre io - ti facevo più furbo - lo facevo già morto, e invece - lo facevo più serio quel “pamphlet” - la facevo a Parigi, tua cugina
factum
«da mihi factum dabo tibi ius” - «ipso facto» - “quod factum est infectum fieri nequit” - factum est, «tutto è compiuto». E chinato il capo spirò (Gv 19,30)
fagli
fagli il solito trattamento – fagli lo sconto del 20 – fagli gli auguri – fagli un po’ di feste quando arriva – fagli un bel lavoretto – sì, fagli l’inchino addirittura!
“e tu pendevi allor su quella selva/ siccome or fai, che tutta la rischiari” (Leopardi) - fai sentire la tua voce – guarda che così fai peggio - fai altrettanto - fai buon viso a cattivo gioco - fai giusto in tempo - fai fai - fai in modo che le tue azioni siano la misura dell’agire universale - fai come se io non sapessi! – fai pure tu allora – fai “tabula rasa” di quei preconcetti! - fai pena certe volte - fai un po’ d’attenzione - fai piano, ti prego - fai silenzio per favore – fai venire appetito con quelle descrizioni – i nomi, falli se hai coraggio – che ore fai? – fai così che fai bene – fai retromarcia adesso - fai mente locale – fai più esercizio – fai alla meno peggio – fai ridere i polli - fai tesoro del suo insegnamento – fai bere prima il cavallo – fai di ogni erba un fascio – fai quello che devi fare – e fai così anche tu, no! - fai pietà e basta – fai di me quello che vuoi - ma se non fai altro! – prendi le tue cose e fai fagotto
fai il, i
fai il bagaglio - fai tu il prezzo allora - fai il conteggio dei voti - fai il marito una volta tanto! - tu fai il tuo interesse e io faccio il mio - sei il sindaco e fai il sindaco – ma così fai imbizzarrire il cavallo! – fai valere i tuoi diritti - fai contento Jhering
fai la
fai la cosa giusta – fai la distinta - fai la nanna, bambin, fai la nanna mio tesor - fai tu la cena una volta tanto! - fai la media, no? - fai la pipì stellina, che poi usciamo - fai la cuccia, su - fai tu la prima mossa! - fai la spesa prima di venire a casa - fai la penitenza - domenica la fai la Comunione?
fai le
fai le parti giuste, però! – fai pure le tue osservazioni – fai le tue rimostranze – fai le tue scuse
fai lo, gli
niente niente, fai lo gnorri? – so che lo fai per gioco – fai tu gli onori di casa, ti prego
fai un
fai un po’ giudizio - fai almeno un gesto - fai fare un giretto al cane - fai un bel repulisti allora – fai un fioretto, su! - fai un movimento – fai un tentativo - fai un po’ pochino, sai – fai uno sbaglio secondo me
fai una
su, fai una bella riverenza Lola! - una volta tanto, fai tu una cosa per me
falla
falla corta, per favore – falla dietro il cespuglio almeno
fallo
fallo per amor mio – fallo bene però – fallo incidere sul retro – fallo nero quello là – fallo passare – fallo all’uncinetto che viene meglio
fammi
fammi la grazia, vieni anche tu – fammi concentrare su questa lista - fammi pure la parcella - fammi respirare un po’ d’aria - fammi posto –– cioè, fammi capire - fammi tua, amore mio - fammi entrare, devo parlarti – fammi uscire da questa storia - fammi la carità – ma fammi dormire un po’ - fammi credito ancora per oggi – fammi strada – Signore, fammi conoscere la tua gloria
fanno
fanno le belle statuine – fanno sul serio quelli – gli fanno le esequie - fanno proprio una bella coppia - fanno diecimila euro - non mi fanno impressione con le loro arie - fanno fuoco e fiamme, ma poi? - ci fanno fuori se continua così – fanno il saluto, la senti la banda? – si suda, ma ti fanno un punto-vita! – fanno a moscacieca senza saperlo - fra un mese fanno dieci anni – fanno i comici adesso - fanno della buona musica laggiù – fanno fede i sigilli – fanno la bella vita quelli – i capelli le fanno corona – le lasagne, come le fanno a Bologna però!
far
basterà far leva sulle loro debolezze - sul far della sera, com’è bello sotto la torre – far la chioccia – ah, il dolce far niente! – basta far baruffa!
farà
ti farà il vestito da sposa
farai
farai meglio a cambiare tono con me
faranno
finisce che ci faranno la pelle – faranno la scalata, vedrai
farcela
dovresti farcela secondo me
farci
continuiamo a farci del male – si tratta di farci un po’ la pelle - dobbiamo farci da parte
dire, fare, baciare, lettera, testamento – ma non sai fare altro? – non sa che fare secondo me - nulla a che fare con quelli là – con quel suo modo di fare ci mette nel sacco - non ho voglia di fare lezione - eh, ci sa fare con le ragazze!– mi fai fare tardi – lasciami fare una volta tanto – di miracoli non ne so fare – a te chi te lo fa fare? – chi sa fare fa, chi non sa fare insegna – vuoi fare giustizia di loro? – vi converrebbe fare una società – il confronto proprio non si può fare – ha voluto fare una bravata – no, devi fare manovra
fare a
non so come fare a dirglielo - fai pure fare a me
fare il, la, le
smettila di fare il bullo – fare la maglia mi rilassa – devi sempre fare il galantuomo! – dovrebbe fare la doccia più spesso – la politica non l’ho mai voluta fare – dovremo fare il massimo - continua a fare il suo gioco, lui - c’è l’appello da fare – devo ancora fare le ferie – che bello fare il vino!
un pensierino ce lo farei però - farei magari un film sulla sua vita – farei molto volentieri un bambino con te – a Pasqua farei un bel viaggetto – farei un’altra congettura io - gli farei un salasso - farei davvero l’amore con lei – farei una corsa sul prato più tardi – farei questa considerazione, se permettete - farei una conferenza alle Barbados
faremo
faremo un’assemblea allora
faresti
faresti una scommessa su chi vince alle elezioni? - due passi con me li faresti? - faresti una cosa un po’ strana? - beh, faresti il loro gioco continuando così! – faresti una lezione al mio corso? – faresti risvegliare un morto tu!
farla
meglio farla finita con queste storie – non farla troppo salata però
farle
mi piace farle delle sorprese – non farle montare in cattedra però – ma vuoi proprio farle le corna?
farò
farò di te un vero figurino - cento trappole prima di cedere farò giocar (Rosina, Barbiere di Siviglia)
farci
potrei farci un saggetto con queste voci – amen, cosa vuoi farci?
farmi
devo farmi i capelli, speriamo bene (mi sposo domani) - sì, ma non farmi male
farsi
meglio farsi due risate, guarda - l’essenziale è farsi una cultura - farsi la pelliccia, certe donne non sognano altro - non riesce assolutamente a farsi forza - farsi una ragazza, ancora non ci pensa! - meglio farsi indietro qualche volta - farsi appresso, direi di no - farsi accosto, è rischioso –– non sa neanche farsi il nodo al papillon – farsi una famiglia, molto meglio a un certo punto
farsi re
l’uomo che voleva farsi re (Kipling)
farsi sua fattura
“Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura” (Dante, Par., 33-6)
farti
non farti gioco di me, ti prego – vuoi farti bello con lei, per caso?
fartene
su, devi cercare di fartene una ragione
fate
fate l’amore non la guerra - fate un po’ di spazio per favore - fate buona guardia, mi raccomando - fate una buona azione, una volta tanto – ma vi fate beffe di noi? - fatelo con me (provate su di me) - non sapete quello che fate - fatebenefratelli - fate quello che dico, non quello che faccio - fate un passo indietro - fate reclamo se non siete d’accordo - fate un po’ di legna nel bosco - fate giudizio! – fate questo in memoria di me - – fate conto che sia io a dirvelo - fate proprio ridere conciate così! - fate i buoni, su - fate a metà allora – Gesù fate luce (D.Rea)
fategli
fategli le congratulazioni – fateglielo avere, che aspettate?
fatemi
fatemi una quadro preciso della situazione – su, fatemi largo!
fatevi
fatevi animo, è solo una ragazzata!
fatta
sia fatta la tua volontà - con una presentazione di quella fatta! – in pochi anni l’hanno fatta santa - niente, una casetta fatta di tronchi - cosa fatta capo ha – me l’avete fatta sporca stavolta - mi sembra fatta di marmo - gliel’ho fatta in barba – l’hai fatta grossa sai! – è fatta di creta, si disfa a guardarla – fatta la legge trovato l’inganno – basta, non ce l’ho più fatta - eh, l’hai fatta proprio bella!
fattaccio
un fattaccio, meglio non parlarne
fatte
fatte le debite proporzioni
fatterello
un fatterello senza importanza
fattezze
ha proprio delle belle fattezze
fatti
fatti non foste per viver come bruti - fatti sotto se hai coraggio! – fatti le treccine, dài - voglio i fatti - fatti una risata allora - fatti mandare dalla mamma a prendere il latte (G.Morandi) - per una volta, fatti i fatti tuoi - fatti un nodo al fazzoletto - a conti fatti - fatti più in là - fatti furbo no? –– fatti animo Pino – i fatti illeciti, quante se ne dicono! - ma non vedi che sono fatti l’uno per l’altra! – fatti sentire qualche volta – i fatti sono questi – fatti avanti, cretino! – fatti la barba, stasera – fatti, non chiacchiere!
fattivo
è un tipo molto fattivo
fatto
fatto e diritto – è fatto su misura per te - detto fatto allora! - ma è il fatto oppure il danno che dev’essere ingiusto nell’art. 2043 c.c.? - poi si è fatto frate - un fatto notorio, direi - ecco fatto - basta anche un fatto omissivo, certe volte - si è fatto da sé – ha fatto una vera strage - il fatto è che non ti credo - ma sei fatto di gesso? – gli ho fatto un’accoglienza super – ma cosa te l’ha fatto credere? – un fatto di sangue terribile! – fatto il carico è partito – dev’essere dannoso (il fatto), se no niente risarcimento!
fatto fare
guarda che vita le hai fatto fare!
fatto salvo
fatto salvo il risarcimento del danno
fatto sta
fatto sta che sono arrivato ultimo - fatto sta che ci sono cascata
fattori
invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia
fattuale
il danno è un concetto fattuale
fattura
la fattura non serve, grazie– è una strega, ti ha fatto la fattura
fece
Dio fece il mondo dal nulla
fiat
“fiat lux”
gli fa
la sua ostilità preconcetta gli fa velo
gli ha fatto
gli ha fatto un occhio nero
gli ho fatto
gli ho fatto il pelo e il contropelo
ha fatto
che bello che ti ha fatto la mamma! - ha fatto fuoco e fiamme - che fine ha fatto Baby Jane? - ha fatto crac - ha fatto scuola! - tanto ha detto e tanto ha fatto - ha fatto rotta sull’America, e da allora è campato di rendita - ha fatto in modo di farsi assolvere - l’ha fatto a brani - ma tu hai già fatto testamento? – l’ha fatto cavaliere – ha fatto giurisprudenza, Emanuela – ha fatto tanti sacrifici per quella bestia – ha fatto flanella come al solito – l’ha fatto letteralmente a pezzi - gli ha fatto da prestanome – gli ha fatto eco – la cosa ha fatto rumore – ha fatto certe castronate! – ha fatto di lei una regina – certe angherie ci ha fatto! - tanto ha fatto che l’hanno ripreso in famiglia – hai fatto eseguire la sentenza? – poi lei ha fatto la danza del ventre – hai fatto il digiuno? – e questo ha fatto sì che mi disamorassi del tutto
ha fatto il, lo, i, gli
ha fatto il matto come sempre - ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi - non ha fatto il libro, niente concorso – ed ecco che l’angelo ha fatto l’annuncio – ha fatto il suo tempo, mi pare – ha fatto i cuccioli! - è lui che ha fatto il goal – è l’altro che ha fatto il pasticcio – ha fatto il gran signore anche stavolta - ha fatto il solito show della giacca? - ha fatto il record ieri - il quadro l’ha fatto proprio lei – ha fatto l’uovo stamattina? – ha fatto i capelli grigi
ha fatto la, le
ha fatto la resistenza - ha fatto la solita gita - ha fatto la gioia di noi tutti - ha fatto la sua parte anche stavolta – ha fatto un po’ la cresta - ha fatto scalpore la notizia – la nonna ha fatto la torta di mele - il tipo contrattuale ha fatto la sua fortuna – ha fatto la gloria del reggimento - alla fine ha fatto la muffa
ha fatto un, una
ha fatto un terremoto - ha fatto un tonfo! - ha fatto un patto col diavolo - ha fatto un salto sulla sedia - la vecchia zitella senza mammella ha fatto un bambino tanto carino (N.Ginzburg) – ha fatto una bella gara - ha fatto poi un accordo col fratello - ha fatto una scenata! – ha fatto un volo poveraccio - ha fatto un bel po’ di quattrini con quell’arbitrato - ha fatto un matrimonio di interesse – ha fatto un mese di prigione – ha fatto un numero!
hai fatta
l’hai fatta grossa stavolta! - però, ne hai fatta di strada
hai fatti
piccola, i bisognini li hai fatti? – eh, ne hai fatti di soldi!
hai fatto
hai fatto di me quella che sono – ti ricordo che hai fatto giuramento! - passerotto, hai fatto? - hai fatto quello che potevi, mi pare – ma se hai fatto di tutto per lei - hai fatto centro anche stavolta! – hai fatto faville ieri sera - hai fatto strike
hai fatto il, la, i , le
cos’è, gli hai fatto la forca? – hai fatto il biglietto, spero – hai fatto proprio la mia gioia – ma hai fatto l’esame o no? – hai fatto poi la patente? – hai già fatto il militare? - guarda che hai fatto i conti senza l’oste – hai fatto la conta dei voti?
hai fatto un, una
hai fatto un sacco di assenze questo trimestre - un buco nell’acqua hai fatto! - hai fatto un’autentica – non so se hai fatto un bel discorso – hai fatto un vero pandemonio - hai fatto un colpaccio, credimi - una bella frittata hai fatto - hai fatto un casino come al solito
hanno fatto
gli hanno praticamente fatto un monumento - hanno fatto un salto di qualità - hanno fatto troppi debiti secondo me - hanno fatto casetta - hanno fatto follie insieme – hanno già fatto lo spoglio? - hanno fatto due bambini, uno più bello dell’altro – hanno fatto comunella – l’hanno fatta sudare, poveraccia - hanno fatto un balzo le quotazioni! – sorpresa, l’hanno fatto papa! – hanno fatto una vera rivoluzione – hanno fatto loro le spese di tutto!
ho fatta
ce l’ho fatta, evviva! – l’ho fatta franca anche stavolta – ehi, l’ho fatta io la salsa
ho fatto
Dio mio cos’ho fatto! – ho fatto tanto per te - ho fatto tredici! - io ho fatto del mio meglio - ammetto che ho fatto cilecca - ho fatto scalo a Trieste, e per un po’ ci sono rimasto – ho fatto da bersaglio, come sempre – mille rinunce ho fatto per lei – ho fatto di te una donna – ho fatto poi armi e bagagli – ho fatto orecchie da mercante - ho fatto bingo! – ho fatto tombola! - ma che male ti ho fatto? – sapessi che urlo ho fatto! – ho fatto miglia e miglia di strada
ho fatto il, la, i, le
le ho fatto la dichiarazione d’amore – ho fatto la scoperta nel 1984 - ho fatto il calcolo esatto – ho già fatto il fieno quest’anno- gli ho fatto l’ambasciata, come volevi - ho fatto le ore piccole - ci ho fatto l’occhio ormai
ho fatto un
alla fine ho fatto un nuovo partito – per poco non ho fatto un colpo – non posso, ho fatto un voto alla Madonna - ho fatto un sogno stanotte, che nessuno faceva più danni
ho fatto una
ho fatto una brutta caduta – ho fatto una bella cavalcata ieri
ho fatte
le vacanze le ho già fatte
infatti
infatti la Corte gli ha dato torto
la fa
chi la fa l’aspetti – quel vestito la fa più snella - la fa un po’ lunga, ti pare? - la sua parte la fa bene – a me non la si fa - la fa risplendere ancor più
la fai
la fai facile tu!
le farà
la mamma le farà il corredo adesso
l’hai fatta
l’hai fatta grossa stavolta!
l’hai fatto
sul serio l’hai fatto becco?
l’hanno fatto
l’hanno fatto sudare sette camicie
l’hanno fatta
l’hanno fatta così secoli di devozione
l’ho fatto
ma l’ho fatto per scherzo! – l’ho fatto volare fuori dal mio ufficio - il morbillo l’ho già fatto – l’ho fatto unicamente per te
li fa
Dio li fa poi li accoppia
lo fa
la fa assomigliare a un gufo!
ma fammi
ma fammi il santo piacere!
ma lo fai
ma lo fai apposta?
made
made in Taiwan
mal fatto
è mal fatto quell’abito, gli pende sulla destra
malefatte
alle elezioni sconterà tutte le sue malefatte!
me la fa
questo me la fa ancora più cara!
me la faccio
sì, me la faccio e me la dico da solo – me la faccio addosso, se non trovi subito qualche posto
me la sono fatta
un’idea me la sono fatta, a dire il vero
mi fa
quel piatto mi fa abbastanza gola - mi fa proprio tenerezza, sai – veramente mi fa un po’ strano - scusa, ma la trippa mi fa senso – mi fa prurito qui - mi fa nostalgia, cosa vuoi - mi fa sempre delle proposte indecenti - mi fa specie che tu lo ammetta! – mi fa dubitare che lui sappia davvero – certe manfrine mi fa! - mi fa girare la testa lo champagne - mi fa piacere che lo riconosca – quell’essere mi fa proprio ribrezzo - mi fa salire la pressione - mi fa accapponare la pelle - mi fa un po’ meraviglia – mi fa venire in mente quell’altra storia - lo incontro e mi fa “Senti…” - certe improvvisate mi fa! – mi fa sbellicare, guarda
mi fa un , una
mi fa una rabbia! – mi fa una voglia quel millefoglie! - quando recita l’Amleto mi fa un effetto!
mi faccia un’altra domanda, la prego - mi faccia il conto per favore - mi faccia un etto di quello dolce - ma mi faccia il piacere!
mi faccio
mi faccio cattivo sangue
mi fai il solletico, così – mi fai solo compassione - mi fai godere - mi fai orrore con le tue perversioni - mi fai sballare se continui - mi fai cascare le calze, quando parli – ah, mi fai morire – mi fai confusione - così mi fai felice! - mi fai il verso per caso? – mi fai rizzare i capelli in testa - mi fai stomaco conciato così - mi fai ombra, scusa
mi fai venire i brividi - mi fai venire la mosca al naso - mi fai venire l’acquolina in bocca
mi farei
mi farei un pisolino adesso – mi farei una tazza di caffè – mi farei una canna, è proibito qui?
mi faresti
mi faresti un prestito?
mi fate
mi fate rimpiangere ciò che ho fatto per voi – mi fate venire il latte alle ginocchia – mi fate proprio soffrire – mi fate arrabbiare così
mi fe’
Siena mi fe’; disfecemi Maremma (Dante, Purg., 5-134)
mi ha fatto
mi ha fatto da padre - mi ha fatto il vuoto intorno – mi ha fatto ingoiare il rospo - mi ha fatto l’occhiolino! – mi ha fatto secco – mi ha fatto un incantesimo – mi ha fatto aprire gli occhi, finalmente – mi ha fatto vergognare di conoscerlo – mi ha fatto un sedere quadro – mi ha fatto mille gentilezze – mi ha fatto un livido!
mi hai fatto
bel servizietto che mi hai fatto! – mi hai fatto andare per niente – mi hai fatto perdere il filo
mi sono fatto
mi sono fatto largo come ho potuto – mi sono fatto tutto da me – mi sono fatto piccolo piccolo
mi stai facendo
mi stai facendo impazzire
misfatto
è un vero misfatto
mi ti farei
mi ti farei proprio!
ne fa
una ne fa e cento ne pensa
ne faccio
ne faccio una questione di principio, certo
ne fai
ma ne fai un punto d’onore? – ne fai proprio un dramma!
ne ha fatte
me ne ha fatte di cotte e di crude – ne ha fatte di cattiverie, in vita sua!
ne ha fatto
ne ha fatto una vera malattia!. – ne ha fatto il suo idolo - ne ha fatto una questione di Stato – ne ha fatto un sistema di vita
di tutte i colori ne ha fatte - ne ha fatte di promesse, in campagna elettorale!
ne ha fatti
ne ha fatti di soldi con le televisioni!
non fa
non fa più notizia - non fa una piega secondo me - non fa fiori quella pianta - da quella volta, non fa che piangere poverina - non fa più scandalo, al giorno d’oggi - una rondine non fa primavera – non fa corpo - a me non fa comodo però - l’abito non fa il monaco – non fa all’uopo, sai - non fa per noi - non fa nulla, lasciali sbraitare - non fa che urlare tutto il giorno - non fa una grinza quel ragionamento - non fa al caso nostro – non fa rima con niente – non fa spettacolo - ormai non fa più fronte alle spese - da una settimana non fa che piovere – non fa audience – è un anno che non fa più servizio – non fa la metà di quel che dice
non faccia
non faccia il buffone!
non facciamo
non facciamo scherzi - non facciamone nulla, allora - non facciamoci riconoscere per quello che siamo – non facciamo paragoni
non faccio
non faccio per dire - con te non faccio a botte – non ti faccio niente, su – non faccio promesse – non faccio per vantarmi – non faccio che pensare a lui – no, non ti faccio salire
non fanno
non fanno colpo su di me, certi discorsi - non fanno breccia quelle avances – non fanno più in tempo, ormai – non fanno certo di lui un giurista! - i suoi giochetti non fanno più presa – non fanno nessun progresso!
non far
non far finta di niente tu
non farai
non farai mica sul serio?
non fare complimenti - meglio non fare affidamento su un tipo simile - non fare del moralismo - non fare inversione qui però! - non fare tardi come al solito - non fare ostruzionismo - non fare dello spirito di patata – non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te - non fare quella faccia, adesso – non fare tante moine – non fare quel viso da angioletto – non fare imbrogli però
non fare il, lo
non fare il bambino! - non fare il finto tonto, Marco - non fare il morto, vergognati - non fare il pagliaccio con Pamela - non fare il cascamorto con mia zia – non fare il corvo della favola - non fare l’eroe - non fare l’indiano - non fare il portoghese – non fare sempre il pidocchio – non fare il cattivo con me – non fare il solito lamento
non fare la
ma non fare la commedia! - non fare la smorfiosa – e non fare la solita parte! - non fare sempre la vittima – su, non fare la ritrosa – non fare la scena un’altra volta!
non farei
non farei sesso con lui neanche su un’isola deserta – non farei mai a meno di te, mio caro
non fargli
non fargli la festa, però – non fargli i dispetti, è piccolo – adesso però non fargli pressione
non farla
non farla così lunga
non farli
però non farli avvicinare a me
non farmi
non farmi la predica – non farmi pentire di averti perdonato – non farmi girare le scatole – non farmi fretta – non farmi questo affronto!
non farne
non farne un dramma, Cesare – non farne parola a Silvio, però - non farne menzione a Gianfranco, ovviamente
non fartene
non fartene un vanto! – non sai che fartene, vero?
non farti
non farti venire certe idee - non farti fregare come al solito – non farti supplicare, una volta tanto – attento a non farti notare – non farti vedere mai più!
non fate
ai carabinieri non fate resistenza però – non fate la solita cagnara – non fate più a tempo, ormai
non ho fatto
non ho fatto nessun nome, io! – non ho fatto ancora la tesi - ma non ho fatto nessun invito – non ho fatto una piega, comunque - non l’ho fatto di proposito, sai – non ho fatto proprio niente – non ho fatto io il primo gesto - non ho fatto un accidenti
non lo faccio
no, il ghiacciaio non lo faccio quest’anno
non mi fai né caldo né freddo – non mi fai impressione – così, non mi fai certo un favore – ma non mi fai mai una carezza!
non mi farai
non mi farai il muso per quella battuta? – non mi farai fuori in nessun modo
non ne faccio mistero con te
non sanno fare
escono dall’Università che non sanno fare una citazione!
non se ne fa
non se ne fa nulla, allora
non sono fatto
non sono fatto per certe cose, lo sai – sono fatto sì, ma non fino a questo punto!
non ti facevo
francamente, non ti facevo così ingenuo – non ti facevo così in carne
opinion
è un vero “opinion maker”
per fare
ha attraccato per fare carbone - così, tanto per fare
remake
è il remake di un film degli anni ’30
rifai
cos’è, ci rifai per caso? - ma tu rifai sempre gli stessi sbagli!
rifarmi
dovrei proprio rifarmi il trucco – devo pensare a rifarmi una vita – vorrei rifarmi almeno in parte – giusto un sorso, per rifarmi la bocca
rifarti
dovresti rifarti il letto – prova a rifarti, ma non al gioco
rifatta
si è rifatta dalla testa ai piedi - basta con questa minestrina rifatta!
rifatto
si è rifatto il naso, non vedi? – si è rifatto vivo con me – è proprio un villano rifatto – hanno rifatto la facciata del palazzo – si è rifatto una carriera in Brasile
saperci fare
con la responsabilità civile bisogna saperci fare - ma tu sai fare di conto?
se la fa
se la fa da padrone in quel giro – se la fa anche con i preti - se la fa e se la dice – se la fa con la moglie del capo da due mesi – se la fa riscaldare ogni volta – se la fa con il centro, adesso
se le fa
le sigarette se le fa a mano, è bravo
se ne fa
morto un papa se ne fa un altro – mah, non se ne fa ancora una ragione!
se tu facessi
se tu facessi il padre, una volta tanto!
sfatto
sono del tutto sfatto!
si è fatto
Dio si è fatto uomo per noi – il verbo si è fatto carne – il suo sguardo si è fatto di ghiaccio - si è fatto un dovere di aiutarlo - si è fatto proprio un bel ragazzo – tanto ha brigato, che si è fatto eleggere – si è fatto un sacco di nemici - si è fatto così raro il lamantino! - si è fatto una vera biblioteca – si è fatto un nome con le televendite – si è fatto buddista – si è fatto improvvisamente rosso in viso – si è fatto un puntiglio di ricordarmelo – il suo sguardo si è fatto dolce - alla fine, si è fatto la Porsche
si fa sera - si fa beffe di loro - e adesso come si fa? - si fa le sue cose lui! - l’aria si fa di cristallo - si fa in quattro per il figlioletto - si fa strada ogni giorno di più - si fa in là per amor suo - si fa per dire, no? - sarà un anno che si fa di coca - chi pecora si fa, il lupo lo mangia – ma che, si fa così con le persone? – “come tutto si fa strano e difficile” (Montale)
si fe’
“ e presto il mormorio si fe’ parole” (Carducci)
si faccia
per quanto si faccia, non basta mai!
si fanno
sempre loro che si fanno avanti! – si fanno passare per quello che non sono
sta facendo
ti sta facendo le scarpe – beh, si sta facendo un po’ tardi
strafare
attento a non strafare però!
te la fai
te la fai con certi tipi!
ti fa
ti fa schifo per caso? - ti fa onore, sul serio – se ti fa contenta, va bene – eh, ti fa proprio concorrenza! – ma ti fa il filo Angelo? – sai, ti fa più sexy il rosso
ti faccia
buon pro ti faccia!
ti faccio
ti faccio le mie condoglianze - ti faccio i tarocchi se vuoi - tanto di cappello ti faccio - ti faccio rapporto se non smetti
ti fai
ti fai certe fantasie! – meglio che ti fai un nodo al fazzoletto
ti ha fatto
ti ha fatto fesso come al solito – bello il quadro, ti ha fatto tale e quale
ti sei fatto
ti sei fatto proprio grande, ormai - eh, bella reputazione ti sei fatto! – così ti sei fatto conoscere? – calma, ti sei fatto la camera? –– ti sei fatto un vero uomo, sai - ma che idea ti sei fatto di me?
va a farti
basta, va a farti una pera - va a farti friggere – va a farti consolare dalla mamma - va a farti un giro - ma va a farti benedire!
vi faccio
vi faccio omaggio dei miei libri
voglio fare
“voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi” (P.Neruda)
3. Il ventaglio dei danni alla persona
Conclusioni finali? Diciamo piuttosto impressioni.
Queste allora, per cominciare. Che le modalità del “fare umano”- una volta scorporate le voci (dell’italiano) che con lo svolgimento di un’attività c’entrano poco o niente - sono in effetti tante e assai diverse l’una dall’altra. Che non tutti gli esiti linguistici di cui sopra riguardano, in senso stretto, il danno esistenziale. E che tanti però sicuramente sì.
Ma andiamo per ordine.
(a) Prima osservazione. Non hanno a che vedere con la responsabilità aquiliana, ovviamente, tutte le voci del fare illecito; e lo stesso vale per quanto concerne il fare immorale (se però verrà legalizzata la prostituzione, per fare il solito esempio, questa robusta indicazione potrebbe anche cambiare; mettiamo che “Bocca-di-Rosa” venga ferita, dolosamente magari, da qualche cittadina troppo virtuosa del villaggio: siamo sicuri che resterebbe fuori legge il lucro cessante patito dall’eroina di De Andrè, nonché, fino alla guarigione, il danno esistenziale dei suoi clienti?).
Restando al fare illecito, comunque. Delle tante espressioni sopra raccolte, alcune fanno riferimento proprio a pratiche siffatte; e in casi simili è pacifico che una responsabilità civile sarà da escludere. Però – ecco il punto - è palese come i moniti sul “fare paritario” (quelli che più interessano alla Navarretta) c’entrino qui abbastanza poco.
E’ vero solo che l’irresponsabilità svolge qui, un po’ all’incontrario, una sorta di ruolo alla Robin Hood: nel senso che se si dovesse risarcire il lucro cessante dei contrabbandieri feriti, i pesci piccoli verrebbero a prendere poco, e i boss della camorra invece molto. Invece siccome c’è di mezzo un reato nessuno prenderà niente, almeno attraverso lo strumento aquiliano.
(b) C’è da considerare allora il fare economico lecito. E nella lista di cui sopra non sono pochi i lemmi così messi in causa.
E’ chiaro comunque che ci troviamo qui doppiamente fuori dal seminato. Sia perché si versa in un’area dove il danno esistenziale è fuori gioco: parliamo appunto di attività reddituali, mentre il danno esistenziale guarda essenzialmente alle iniziative non economiche. Sia perché, se c’è un terreno in cui il fare è destinato a operare quale punto di partenza per quantificazioni sbilanciatissime, questo è proprio quello del lucro cessante.
Travolgere sotto un’automobile Bill Gates oppure il suo giardiniere non promette gli stessi risultati. E, siccome la Navarretta è la prima saperlo, dobbiamo immaginare che le sue riserve in merito al fare abbiano, essenzialmente, il seguente valore: “Poveri e mentecatti sono già tanto sacrificati, nell’illecito, dalla differenza dei guadagni di base rispetto ai ricchi; confiniamo a questo settore, dunque, il gioco perverso delle pantografazioni riparatorie!”.
(c) Cosa resta adesso?
Direi, per completezza, che sono da riscontrare le voci del fare all’italiana: una poltiglia di motti e gesti paesani, abbastanza scomposti, presi (si direbbe) dai film di Totò, di Alberto Sordi, di Gassman, di Fabrizi, di Mastroianni, e degli altri grandi della nostra commedia anni ’50 e 60.
Saranno decine le locuzioni del genere, nell’elenco da cui proveniamo; e tante di esse, chissà, sembrano mantenere la loro attualità anche oggi.
E’ un’Italia - come non vederlo - un po’ cialtrona, arrogante; non malvagia certamente, però bugiarda, tutt’altro che coraggiosa: ruspante, gaglioffa, qua e là piagnucolosa, spesso zotica, sbruffona, perdente,
Non si può dire che sia un vero “fare”, il suo; e non è neanche un non fare, o un vero avere, o un vero essere. E’ piuttosto un sopravvivere alla meglio, un oziare furtivo, un vagolare, un ammiccare continuo, un perdere colpi da varie parti.
Un brulichio straccione, alquanto sporco e cattivo, a metà fra il lecito e l’illecito, una specie di niente. Per certi versi “esistenziale” - però, s’intende, in un significato ben diverso (anzi opposto) rispetto all’accezione che usano i tortmen dei nostri giorni.
(d) C’è poi - altro gradino - l’insieme dei reperti che vediamo camminare (nominalmente) con il verbo fare, e che sono in realtà soprattutto un “sentire”, un patire, un disperarsi. Anche qui le uscite lessicali nella lista di cui sopra abbondano.
La materia interessata è stavolta di tipo interno, sofferenziale. Entrerà in campo a fini di gestione, allora, la figura del danno morale, che ha regole tecniche sue proprie (per la verità oggi sembra averle perse, o meglio aver assunto quelle -nuove di zecca- di tutti i danni non patrimoniali), e che si colloca comunque strutturalmente fuori dal nostro discorso.
(e) Restano sul piatto, allora, gli stilemi irriducibili a ciascuna delle sub-categorie sin qui considerate: niente iniziative illecite, niente operazioni economico/finanziarie, niente Alberto Sordi, niente cuscini bagnati di lacrime. E’ il territorio delle “attività realizzatrici” della persona
Ancora non ci siamo però, completamente. Dobbiamo togliere, per restare in oggetto, tutta la banda delle ripercussioni negative che consistono bensì in un non poter più fare, di tipo non reddituale; e che derivano però da torti corrispondenti a lesioni del bene della salute o dell’integrità fisica. Il campo del danno biologico insomma. Che - va detto subito – sembra non interessare tanto in questa sede, giacché la riserva ora discussa parte dall’idea che quello biologico sia per definizione un danno omologante, “democratico”.
Il verbo fare non disturberebbe cioè, qui: vi sarebbe in partenza la garanzia che - siccome una gamba è una gamba per tutti, ricchi o poveri non importa - le conseguenze negative del vedersela amputata da un guard-rail, nel corso di un incidente automobilistico, saranno pressoché identiche per ciascuno.
Sarà proprio così? E col danno psichico come la mettiamo, però? E con il danno estetico? E con le parti e le risonanze più sofisticate del corpo o della mente? Sono domande che qui non importano direttamente, adesso, e che andranno semmai affrontate un’altra volta.
(f) Siamo arrivati finalmente al cuore dell’obiezione. I riflessi derivanti dal non poter più svolgere un’attività realizzatrice di tipo non economico, collegata alla lesione di beni diversi dalla salute.
Gli interrogativi sul tappeto sembrano - qui - essenzialmente quattro: se le voci in questione siano numericamente tante o poche; se le iniziative corrispondenti abbiano un grosso peso antropologico; se tali svolgimenti siano fonte potenziale di discriminazioni; se (in caso affermativo) le differenze di trattamento considerate siano, per il diritto, un bene o un male.
Procediamo con ordine allora.
(g) Basta scorrere l’elenco di cui sopra per accorgersi - primo passaggio - che di voci simili ce n’è a bizzeffe nel vocabolario.
Anche la seconda domanda merita indubbiamente una risposta positiva.
Quanto al terzo punto, direi succintamente. Le difformità da persona a persona possono non mancare; però si tratta di variazioni che, con il conto in banca, poco hanno a che fare. La differenza dipende casomai dalla qualità del bene di partenza che è stato, man mano, violato; nonché dall’effettività dei filamenti relazionali e comunicazionali di base, vittima per vittima.
Si tratta di riscontri che possono mutare – senza dubbio - a seconda della sfera individuale cui si guarda; però siamo dianzi a elementi ben distinti, qualitativamente, rispetto al tratto della povertà o della ricchezza economica di base.
Non è quello che si sente - dentro di sé - facendo l’amore, a differire fra gli uomini. Né cambierà di molto il valore di ciò che succede quando si bacia o si cambia il proprio bambino, o quando si gioca con lui, o lo si porta a correre nel bosco di faggi. Ricchi o poveri è sostanzialmente lo stesso (anzi, siccome far soldi porta via tempo, di solito, può darsi che chi è più povero, ma più libero, abbia una vita a-reddituale più intensa o soddisfacente).
(h) I punti salienti sono allora gli altri due.
Anzitutto. Mettiamo che Tizio - primo esempio - sia innamorato di (una donna la quale è anche) sua moglie; se gliela uccidono in uno scontro automiblistico, è logico che T. dovrà essere risarcito, soprattutto sul terreno esistenziale.
Poniamo adesso – secondo esempio - che sia Caio ad essere innamorato: però di una donna che non solo non è sua moglie, ma che non se lo fila minimamente, anzi non sa neanche che Caio esiste al mondo e che il poveretto passa il tempo a seguirla di nascosto, a scriverle poesie e canzoni (attività prettamente esistenziali); orbene, è palese che nessun risarcimento a Caio sarebbe dovuto, qui, qualora la morosa immaginaria finisse sotto un tram, guidato da un conducente ubriaco.
E introducendo le variabili che Tizio sia povero e Caio ricco, o viceversa, il risultato non cambierebbe granché.
Stesso discorso per l’esempio (classico) della musica amatoriale. Se viene lesionato, anche di poco, il mignolo sinistro che mi serviva per suonare il violino la domenica pomeriggio alla Società dei Dilettanti Settecenteschi, è pacifico che un (mini) risarcimento per il danno esistenziale dovranno concedermelo. Ma a mio cugino - che fa praticamente la mia vita e che ha un deposito in banca simile al mio, e che il violino però proprio non lo suona - perché mai, qualora un incidente gli micro-lesionasse il mio stesso mignolo, dovrebbe essere corrisposto qualche euro sotto la voce di cui sopra?
Trattasi di esempi di natura diversa fra loro, evidentemente. Tutti e due dicono che ognuno di noi va preso, dal diritto, per quello che in concreto è; e risarcito per quello che non potrà più fare/essere. La differenza è che, là, il discrimen opera più sul terreno delle posizioni giuridiche; qua invece più sul terreno dei fatti, cioè della mera peculiarità e multiformità dei rigogli esistenziali preesistenti.
(i) Alla domanda se si debba approvare la prima diversificazione di trattamento, e respingere invece la seconda, gli esistenzialisti rispondono energicamente di no. Ma con loro – direi – la Costituzione italiana, il Vangelo, il Corano, il buon senso; nonché (sono sicuro) la stessa Navarretta. Anzi lei per prima.
Riguardo a entrambe le situazioni, viva la differenza! – finché si rimane beninteso entro l’area del “giuridicamente meritevole di tutela”.
C’è una fascia di situazioni e di iniziative in cui siamo (pressappoco) tutti uguali: e in quest’ambito ogni ristoro della lex Aquilia tenderà ad assomigliarsi. Ce n’è un’altra, di solito meno vasta della prima -ma non è detto-, in cui siamo invece tutti tendenzialmente diversi: e diversi proprio nel senso che diverse sono le cose che facevamo prima dell’illecito.
E di ciò il diritto non potrà non tener conto..
Fare è bello in conclusione; o almeno può esserlo - e talvolta lo è parecchio. Non (ripetiamo) il fare “plutocratico”, che qui non c’entra; né quello ambiguo e sudaticcio dell’italiano medio, che è ai bordi del sistema. Il fare tenero -semmai- il fare intelligente, il fare intemerato, il fare creativo, scientifico; il fare politico, associativo, il fare generoso, divertente. Che non c’entra e non è a rischio con la salute e basta (non di sola salute vive l’uomo). Che può essere dei poveri, come dei ricchi, magari assai più dei primi che dei secondi - anche, s’intende, dei vari Alberto Sordi, dei Tognazzi, quando non fanno le loro sceneggiate da qualche parte, trucidamente.
Fare è vivere, in conclusione. Senza il fare non c’è molto altro: se non si fa niente non si è granché, su questa terra. I bambini vanno accompagnati al parco giochi, i detenuti vanno aiutati, i malati visitati, i fiori innaffiati, i quadri vecchi restaurati, le ragazze corteggiate, i dischi ascoltati, le messe cantate, le scoperte fatte, le biciclette pedalate. Come rinunciare a un verbo senza il quale non riusciremmo nemmeno più a parlare?
(*) Professore ordinario di istituzioni di diritto privato – Università di Trieste.