Voci del verbo fare

di Paolo Cendon (*)

 

SOMMARIO  1. Fare  o non fare -  2. Modi di dire –  3. Il  ventaglio dei danni alla persona

 

1. Fare  o non fare

 

Da sempre il  “fare” è al centro del danno esistenziale,   in stretta connessione  con l’“essere”.  Dicono  gli “esistenzialisti”: il  male sta    qui   nella circostanza che   la vittima  si trova a  non poter  più   fare le stesse   cose  di prima;  e/o che dovrà da quel momento    farne altre, tendenzialmente  meno belle.

 Un’agenda differente  di lì in avanti, dunque,  un  peggior  interfacciamento  col mondo esterno - famiglia, amici, oggetti,  scuola, lavoro,  abitudini, creatività, tempo libero, ambiente, etc.  La quotidianità   alterata  di tanto o di poco, una qualità della vita più scarsa. Per qualche tempo,  o definitivamente,  le “attività realizzatrici” (di dellandriana memoria)  non saranno più le medesime.

Insomma: il  fare “non reddituale” compromesso,   più scadente. Un   dover fare, un  non poter più fare, le rinunce forzate,  l’ex-fare. I  ritocchi obbligati   del relazionarsi, del vivere in società,  dello stare al mondo,  dell’agire per, con, su, fra, tra.  Il danno esistenziale.

Bene.

Succede che qualcuna delle nostre studiose (Emanuela  Navarretta in particolare) non sia convinta che il   verbo in questione  sia  appropriato. Esprimersi così sarebbe  rischioso, sconsigliabile. Troppo spesso  il “fare” (anzi  il “facere”, come preferisce  dire la nostra scrittrice) si presterebbe a diventare  cassa di risonanza delle  sperequazioni  di base;  il danneggiato che svolgeva un sacco di attività verrebbe risarcito  più di quello che,  invece, di cose  ne faceva poche e/o di modesto livello.  Si esalterebbe in questo modo la disuguaglianza, verrebbero  favoriti i   ricchi, i fortunati, i disinvolti;  aumenterebbe o non diminuirebbe la forbice rispetto ai poveri, alle persone deboli.

Di qui gli interrogativi che hanno  ispirato le  pagine seguenti.

E’  giusto ragionare così, si  tratta di preoccupazioni fondate?  Davvero il  verbo “fare”  sarebbe poco felice, inadeguato?  Meglio non distinguere fra vittima e vittima,  siamo - dobbiamo essere - uguali in tutto,  occorrerà cercare altre vocaboli?

La  risposta non è tra le più semplici.

Per cominciare si  potrebbe  però   (ecco cosa mi è sembrato)  muovere da un dato oggettivo, elementare: il  modo in cui tutti  quanti parliamo, oggi nel 2003. Le parole che scriviamo, con  cui comunichiamo -  che saranno anche prossime, verosimilmente,   alla maniera in cui pensiamo. E in definitiva al come siamo o  non siamo davvero.

 Frasi e modi di dire, insomma – che  riguardano l’universo del fare. Materiali  linguistici,  cercati un po’ con  l’aiuto del vocabolario,  un po’ sfogliando   i nostri lavori accademici (come scrivevamo?). Prendendo spunto magari dal libro che è sul comodino in questi giorni,  dagli incontri recenti, dai vecchi  e nuovi film, dai giornali,  dalle e-mail  inviate e ricevute, da certe commedie, dai fumetti, dalla tv (perché no?).

Una carrellata veloce,  senza pretese di fare concorrenza ai linguisti. Una scorsa  alle colonne del Devoto, del Battaglia, del Palazzi, del Garzanti, dello Zingarelli. E uno sguardo alle  carte   e pubblicazioni tutt’intorno sulla scrivania.

 

 

2. Modi di dire

 

Ecco  qui sotto,  allora,  una sequenza di usi  quotidiani del verbo “fare” -  compresi alcuni dei suoi derivati. Più in là tireremo le fila.

 

a far,  a  fare 

che ci stai a fare lì? – che l’hai comprata a fare? – comincia  a fare  una mezzora al giorno – a far tempo dagli antichi romani

 

abbia fatto

credo che i quaranta li abbia fatti da un pezzo

 

abbiamo fatta

ce l’abbiamo fatta, direi

 

abbiamo fatto

abbiamo fatto un bel falò -  abbiamo fatto flop - stanotte abbiamo fatto bisboccia –  abbiamo fatto un buon raccolto -  quanto cammino abbiamo fatto! – abbiamo fatto il possibile – scintille abbiamo fatto!

 

al fare

dal dire al fare c’è di mezzo il mare

 

artefice

“qualis artifex pereo!”

 

aver fatto

temo di aver fatto fiasco

 

avete fatto

la solita piazzata avete fatto  –  siete voi che avete fatto questo (Picasso)

 

avrà fatto

avrà fatto i funghi ormai

 

benefattore

sarò un vero benefattore per voi italiani

 

ce la faccio

non ce la faccio più, scusatemi

 

ce ne siamo fatte

ce ne siamo fatte  di risate!

 

che fai

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, /silenziosa luna? (Leopardi)

 

che fanno

ecco  i discorsi che fanno presa – non sanno quello che fanno – le accuse che fanno sono ingiuste

 

chi fa

chi fa  da sé fa per tre

 

chi la fa

chi la fa l’aspetti

 

ci facciamo

ci facciamo  un po’ di compagnia?

 

ci fai

ci fai l’orlo allora - una bella figura  ci fai fare - ma ci fai o ci sei?

 

ci faresti

Stefano, ci faresti da garante?

 

ci ha fatto

ci ha fatto una sfuriata!

 

ci ho fatto

cosa vuoi, ci ho fatto l’abitudine - ci ho fatto un mezzo pianto – non ci  ho  proprio  fatto caso – ci ho fatto il callo ormai

 

ci siamo fatti

ci siamo fatti una mangiata!

 

da fare

ho un po’ da  fare oggi  –  non hai niente di meglio da fare? –   bisogna che ci diamo  da fare – niente da fare con quel tanghero!

 

dài, fammi

dài,  fammi un regalino –  dài,  fammi una coccola – dài,  fammi una bella paura – dài,  fammi stare bene 

 

devi  fare

devi ancora  fare i compiti -  devi fare  la dichiarazione dei redditi -  devi fare il regalo a tua sorella

 

devi farti

devi farti coraggio – devi farti la tintura sai? – devi farti forte adesso

 

di fare

vediamo cosa sei capace di fare!

 

di fatto

sta di fatto – niente di fatto anche stavolta

 

disfare

dal fare al disfare è tutto un lavorare

 

è fatta

giustizia è fatta -  l’Italia è fatta, bisogna fare gli italiani

 

è fatto

ma se è fatto apposta per te! – è fatto per essere amato

 

fa

detta così fa  ridere  -  la paura fa novanta - fa bella mostra di sé -  due anni fa, esatti  - proprio là dove la strada fa gomito – fa ben sperare comunque –   fa tendenza - ‘tanto fa – non fa nulla, figurati  – Venezia-centro fa  neanche centomila anime  - dice in un modo e fa in un altro  -  fa fino secondo lui  -  fa tanto Capri  –  fa sempre di testa propria -  però, fa riflettere un delitto del genere – fa l’avvocato e basta, sono anni che non scrive una riga – cosa vuoi, tutto fa brodo  -   due per due fa quattro  -   un euro fa quasi duemila lire -   quella costruzione di C.  fa acqua da tutte le parti   –  fa e non fa  - vestita così fa furori – fa troppa scena - fa istanza  al presidente allora – fa  pendant – fa quello che può – fa aggio su tutto quanto – di cognome fa Mozart

 

fa a

fa a pugni con la logica - tanto  fa  comunque  a modo suo

 

fa che

fa che il tempo cambi! –  fa che mi riprenda  e poi vedi come lo  sistemo -  fa che tutto sia  a posto quando torno – fa che il mio sogno si avveri

 

fa da

 fa da Maria e da Maddalena, ogni volta  –  fa da contrappeso –  il tronco le fa da sedile

 

 i, gli

fa gli straordinari  quando può  - la gatta  frettolosa fa i  gattini ciechi   -   fa i  235 in quinta,  capito?

 

fa il,  lo,

fa il dongiovanni  da strapazzo –  fa il bello e il  cattivo tempo nel partito – come secondo lavoro fa il muratore -  fa il diavolo a quattro – fa il sostenuto pure! -  fa il medico credo – fa un po’ troppo il figo -  fa il vigile urbano che è meglio -  fa il rettore da una vita  - fa il pesce in barile  - fa il cretino con la segretaria – fa il mestiere più antico del mondo – fa il passaggio a Scienze politiche – fa il galante con tutte

 

fa la

fa la quarta ginnasio -   fa la rava e la fava, lui  - fa la vita, diciamo così – il  prezzo lo fa la piazza – fa la fame poveraccio – è questo che fa la differenza  -  fa l’elemosina, sii buona – ma ti fa la corte? – coccodé  fa la gallina

 

fa le

fa le fusa  - fa le viste di non conoscerlo - fa le bizze a volte – fa le mostre di ignorarlo -  fa le veci del  preside

 

fa lo

fa lo stesso, peggio per te

 

fa per

fa per  dieci  lei!  - fa per modo di dire – non fa per me quella squinzia

 

fa un, fa una

fa un caldo torrido – fa un profumo! -  correva come fa una lepre inseguita dai cani -  fa una vita da principe - fa  un freddo cane   - domenica fa un concerto allo stadio – fa un fumo quella stufa!

 

fac

è il suo factotum – non hai un facsimile?

 

facci

facci caso - facci sognare adesso!

 

faccia

faccia lei allora! – faccia,  faccia  pure  – faccia un controllo scrupoloso -  mi faccia il pieno di verde – inutile che tu faccia il duro con me –  bisogna che tu faccia una cura - purché non faccia toppe smorfie! – meglio che tu faccia ricorso – basta che tu faccia un fischio

 

facciamo

facciamo follie stasera –  facciamo il totale -  facciamo   due spaghetti? -  facciamo dopodomani - ce lo facciamo  questo valzer?  – facciamo fronte contro  gli arroganti - facciamo che io sono Topolino e tu Minnie  -   facciamo finta che abbiano ragione loro -    facciamo piazza pulita di quei  pregiudizi – facciamo noi da sentinella - facciamo quattro salti – facciamo presto – facciamo ammenda – facciamo vela  -   facciamo male, lo so – facciamo colazione insieme? – così non ci  facciamo neanche le spese – facciamo notte qui,  ti muovi? – facciamo come vuole lei – facciamo il Natale insieme?

 

facciamo a

facciamo a chi arriva prima – facciamo a chi  ha più fegato 

 

facciamo il, la, i, le

bisogna che facciamo la novena -  dopo facciamo i conti! - facciamo il giro del mondo -      facciamo il bagno in quella spiaggetta – facciamo la prova -  facciamo l’Otello quest’anno – facciamo la pace   – facciamo l’ultimo giro - facciamo più bella la cucina – facciamo noi i disegni – facciamo la lotta? – è qui che facciamo il formaggio – facciamo il punto della situazione – facciamo le capriole?

 

facciamo un, una

facciamo un piccolo sforzo - facciamo una partitina    – facciamo un’altra ipotesi – facciamo un chilo di mele – facciamo un nostro giornale allora

 

facciamoci

facciamoci il segno della croce – eh, facciamoci coraggio

 

faccio

faccio appello al tuo buon senso – faccio da solo, grazie - faccio voti che tutto vi vada bene, sorelle  - faccio un po’ fatica a crederti - faccio collezione di farfalle, vieni dentro a vederla? - faccio alla meglio - faccio io stavolta -  faccio anche senza di voi -  di  te faccio volentieri  a meno  -  faccio bene  secondo voi? -   di tutto faccio per te – vedo gente, faccio cose (N.Moretti) -  faccio quanto sta in me -   del danno/evento me ne faccio un baffo -  faccio presente che lei è assente - fasso tuto mi

 

faccio il, la, le

faccio la raccolta delle figurine  -  faccio il tifo per l’Inter  da sempre – faccio il bravo, giuro – ti faccio le carte se vuoi – faccio il turno di notte adesso

 

faccio un, una

per te faccio un’eccezione -  faccio fare una scala

 

facendo

cammin facendo incontrò una vecchina – strada facendo,  canta Baglioni

 

facente

non comanda lui, è   il facente funzioni

 

facessimo

e se facessimo una crociera!

 

faceva

faceva professione di un ottimo ingegno

 

facevano

“Bravo, bravo”,  facevano tutti in coro – facevano crocchio  intorno

 

facevo

facevo tanto assegnamento su quel mio allievo! –  facevo una vita da cani - facevo da mangiare sempre io  - ti facevo più furbo  -  lo facevo già morto, e invece -  lo facevo più serio quel “pamphlet”  - la facevo a Parigi, tua cugina

 

factum

«da mihi factum dabo tibi ius” -  «ipso facto» - “quod factum est infectum fieri nequit”  - factum est,  «tutto è compiuto». E chinato il capo spirò (Gv 19,30)

 

fagli

fagli il solito trattamento – fagli lo sconto del 20 – fagli gli auguri – fagli un po’ di feste quando arriva – fagli un bel lavoretto – sì, fagli l’inchino addirittura!

 

fai

“e tu pendevi allor su quella selva/ siccome or fai, che tutta la rischiari” (Leopardi) - fai sentire la tua voce –   guarda che così fai peggio - fai altrettanto - fai buon viso a cattivo gioco - fai giusto in  tempo - fai fai - fai in modo che le tue azioni  siano la misura dell’agire universale -  fai come se io non sapessi! – fai pure tu allora – fai “tabula rasa” di quei preconcetti! -    fai  pena  certe volte -   fai  un po’ d’attenzione -  fai piano, ti prego   - fai silenzio  per favore – fai venire appetito con quelle descrizioni – i nomi, falli se hai coraggio – che ore fai? – fai così che fai bene – fai retromarcia adesso - fai mente locale   – fai più esercizio – fai alla meno peggio – fai  ridere i polli  - fai tesoro del suo insegnamento – fai bere prima il cavallo – fai di ogni erba un fascio – fai quello che devi fare –  e fai così anche tu, no! - fai pietà e basta – fai di me quello che vuoi  - ma se non fai altro! – prendi le tue cose e fai fagotto

 

fai il, i

fai il bagaglio - fai tu il prezzo allora -  fai il conteggio dei voti - fai il marito una volta tanto! -  tu fai il tuo interesse e io faccio  il  mio -  sei il sindaco e fai il sindaco – ma così  fai imbizzarrire il cavallo! – fai valere  i tuoi diritti  - fai contento Jhering

 

fai la

fai la cosa giusta – fai la distinta -  fai la nanna, bambin, fai la nanna mio tesor - fai tu la cena una volta tanto! -  fai la media, no? -  fai la pipì stellina, che poi usciamo  - fai la cuccia, su  - fai tu la prima mossa! -  fai la spesa prima di venire  a casa  -   fai la penitenza -  domenica  la fai la Comunione?

 

fai le

fai le parti giuste, però! – fai pure le tue osservazioni –  fai le tue rimostranze – fai le tue scuse

 

fai lo, gli

niente niente, fai lo gnorri? – so che lo fai per gioco – fai tu gli onori di casa, ti prego

 

fai un

fai un po’ giudizio -  fai almeno un gesto -  fai fare un giretto al cane - fai un bel repulisti allora – fai un fioretto, su! -   fai un movimento –  fai un tentativo - fai un po’ pochino, sai – fai uno sbaglio secondo me

 

fai una

su, fai una bella riverenza  Lola! -   una volta  tanto, fai  tu una cosa per me

 

falla

falla corta, per favore – falla dietro il cespuglio almeno

 

fallo

fallo per amor mio – fallo bene però – fallo incidere sul retro – fallo nero quello là – fallo passare – fallo all’uncinetto che viene meglio

 

fammi

fammi la grazia, vieni anche  tu – fammi concentrare su questa lista -  fammi  pure la parcella -  fammi respirare un po’ d’aria -  fammi posto ––  cioè, fammi capire -  fammi tua,  amore mio - fammi entrare, devo parlarti – fammi uscire da questa storia  -  fammi la carità – ma fammi dormire un po’ - fammi credito ancora per oggi – fammi strada – Signore, fammi conoscere la tua gloria

 

fanno

fanno le belle statuine – fanno sul serio quelli –  gli fanno le esequie - fanno  proprio una bella coppia - fanno diecimila euro - non mi fanno impressione con  le loro arie -  fanno fuoco e fiamme, ma poi?  - ci fanno fuori se continua così – fanno il saluto, la senti la banda? –  si suda, ma ti fanno un punto-vita! –  fanno a moscacieca senza saperlo -  fra un mese  fanno dieci anni – fanno i comici adesso -  fanno della buona musica laggiù – fanno fede i sigilli – fanno la bella vita  quelli – i capelli le fanno corona – le lasagne, come le fanno a Bologna però! 

 

far

basterà far leva sulle loro debolezze -  sul far della sera, com’è bello  sotto la torre  – far la chioccia – ah, il dolce far niente! – basta far baruffa!

 

farà

ti farà il vestito da sposa

 

farai

farai meglio a cambiare tono con me

 

faranno

finisce che ci faranno la pelle – faranno la scalata, vedrai  

 

farcela

dovresti farcela secondo me

 

farci

continuiamo a farci del male – si tratta di farci  un po’ la pelle  - dobbiamo farci da parte

 

fare

dire, fare,  baciare, lettera, testamento –  ma non sai fare altro?  – non sa che fare secondo me  -  nulla a che fare con quelli là  –  con quel  suo modo di fare ci mette nel sacco - non ho voglia di fare lezione  -  eh, ci sa fare con le ragazze!– mi fai fare tardi – lasciami fare una volta tanto – di miracoli non ne so fare – a te chi te lo fa fare? – chi sa fare fa, chi non sa fare insegna – vuoi fare giustizia di loro? – vi converrebbe fare una società – il confronto proprio non si può fare – ha voluto fare una bravata – no, devi fare manovra 

 

fare a

non so come fare a dirglielo - fai  pure fare  a me

 

fare il, la, le 

smettila di fare il bullo – fare la maglia mi rilassa – devi sempre fare il galantuomo! – dovrebbe fare la doccia più spesso –  la politica non l’ho mai voluta fare –  dovremo fare il massimo  - continua  a fare il suo  gioco, lui   -  c’è l’appello da fare – devo ancora fare le ferie – che bello fare il vino!

 

farei

un pensierino ce lo farei però - farei  magari un film sulla  sua vita – farei  molto volentieri un bambino con te – a Pasqua farei un bel viaggetto  –  farei un’altra congettura  io - gli farei un salasso - farei davvero l’amore con lei – farei una  corsa sul prato più tardi  – farei questa considerazione, se permettete  -  farei una conferenza alle Barbados

 

faremo

faremo un’assemblea allora

 

faresti

faresti una scommessa su chi vince  alle elezioni?  - due passi  con me li faresti? -  faresti una cosa un po’ strana?   - beh, faresti il loro gioco continuando così! – faresti una lezione al mio corso? – faresti risvegliare un morto tu! 

 

farla

meglio farla finita con queste storie – non farla troppo salata però

 

farle

mi piace farle delle sorprese – non farle montare in cattedra però – ma vuoi proprio farle le corna?

 

farò

farò di te un vero  figurino - cento trappole prima di cedere farò giocar  (Rosina, Barbiere di Siviglia)

 

farci

potrei farci un saggetto con queste voci – amen, cosa vuoi farci?

 

farmi

devo farmi i capelli, speriamo bene (mi sposo domani)  - sì, ma non farmi male

 

farsi

meglio farsi due  risate, guarda   -  l’essenziale è farsi una cultura - farsi la pelliccia, certe donne non sognano altro  - non riesce assolutamente a farsi forza - farsi una ragazza, ancora non ci pensa! -  meglio farsi indietro  qualche volta  -  farsi appresso, direi di no -  farsi accosto, è rischioso –– non  sa neanche farsi il nodo al papillon –  farsi una famiglia, molto meglio a un certo punto

 

farsi re

l’uomo che voleva farsi re (Kipling)

 

farsi sua fattura

“Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura”  (Dante, Par., 33-6)

 

farti

non farti gioco di me, ti prego  – vuoi farti bello con lei, per caso?

 

fartene

su, devi  cercare di fartene una ragione

 

fate

fate l’amore non la guerra -  fate un po’ di spazio per favore - fate buona guardia, mi raccomando  - fate una buona azione, una volta tanto – ma vi fate beffe di noi? -  fatelo con me (provate su di me) -  non sapete quello che fate - fatebenefratelli -  fate quello che dico, non quello che faccio -  fate un passo indietro - fate reclamo se non siete d’accordo -  fate un po’ di legna nel bosco - fate giudizio! – fate questo in memoria di me -  – fate conto che sia io a dirvelo - fate  proprio ridere conciate così!  - fate i buoni, su  -  fate a metà allora – Gesù fate luce (D.Rea)

 

fategli

fategli le congratulazioni – fateglielo avere, che aspettate?

 

fatemi

fatemi una quadro  preciso della situazione – su, fatemi largo!

 

fatevi

fatevi animo, è  solo una ragazzata! 

 

fatta

sia fatta la tua volontà  - con una presentazione di quella fatta! – in pochi anni l’hanno fatta santa - niente, una casetta fatta di tronchi - cosa fatta capo ha – me l’avete fatta sporca stavolta - mi sembra fatta di marmo  - gliel’ho fatta in barba – l’hai fatta grossa sai! – è fatta di creta, si disfa a guardarla – fatta la legge trovato l’inganno – basta, non ce l’ho più  fatta  - eh, l’hai fatta proprio  bella!

 

fattaccio

un  fattaccio,  meglio non parlarne

 

fatte

fatte le debite proporzioni

 

fatterello

un fatterello senza importanza

 

fattezze

ha  proprio delle belle fattezze

 

fatti

fatti  non foste per viver come bruti - fatti sotto se hai coraggio! – fatti le treccine, dài -  voglio i fatti - fatti una risata allora -  fatti mandare dalla mamma a prendere il latte (G.Morandi) -  per una volta, fatti  i fatti tuoi  - fatti un nodo al fazzoletto -   a conti fatti -  fatti più in là  -  fatti furbo no? –– fatti animo Pino – i fatti illeciti, quante se ne dicono! -  ma non vedi che sono fatti l’uno per l’altra! – fatti sentire qualche volta – i fatti sono questi – fatti avanti, cretino! – fatti la barba, stasera –   fatti, non chiacchiere!

 

fattivo

è un tipo molto fattivo

 

fatto

fatto e diritto – è fatto su misura per te - detto fatto allora! -   ma è il fatto oppure il danno che dev’essere ingiusto nell’art. 2043 c.c.? -  poi si è fatto frate -  un fatto notorio, direi -  ecco fatto -   basta anche un fatto omissivo,  certe volte -   si è fatto da sé – ha fatto una  vera strage -  il fatto è che non ti credo - ma sei fatto di gesso? – gli ho fatto un’accoglienza super – ma cosa te l’ha   fatto credere? – un fatto di sangue terribile! – fatto il  carico è partito – dev’essere dannoso (il fatto), se no niente risarcimento!

 

fatto fare

guarda che vita le hai fatto fare!

 

fatto salvo

fatto salvo il risarcimento del danno

 

fatto sta

fatto sta che sono arrivato ultimo  - fatto sta che ci sono  cascata

 

fattori

invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia

 

fattuale

il danno è un concetto fattuale

 

fattura

la fattura non serve, grazie– è una strega, ti ha fatto la fattura

 

fece

Dio fece il mondo dal nulla

 

fiat

“fiat lux”

 

gli fa

la sua ostilità preconcetta gli fa velo

 

gli ha fatto

gli ha fatto un occhio nero

 

gli ho fatto

gli  ho fatto il pelo e il contropelo

 

ha fatto

che bello che  ti ha fatto la  mamma! - ha fatto fuoco e fiamme -   che fine ha fatto Baby Jane? - ha fatto crac  -  ha fatto scuola! -  tanto ha detto e tanto ha fatto - ha fatto rotta sull’America, e da allora è campato di rendita  -   ha fatto in modo di farsi assolvere -  l’ha fatto a brani -  ma tu hai già fatto testamento?  –   l’ha fatto cavaliere – ha fatto giurisprudenza, Emanuela  – ha fatto tanti sacrifici per quella bestia – ha fatto flanella come al solito –  l’ha fatto letteralmente a pezzi  - gli ha  fatto da prestanome – gli ha fatto eco – la cosa ha fatto rumore – ha fatto certe castronate! – ha fatto di lei una regina – certe angherie ci ha fatto! -  tanto ha fatto  che l’hanno ripreso in famiglia – hai fatto eseguire la sentenza? – poi lei ha fatto la danza del ventre – hai fatto il digiuno? – e questo ha fatto sì che mi disamorassi del tutto

 

ha fatto il,  lo, i, gli

ha fatto il matto come sempre  -  ridi,  che la mamma ha fatto gli  gnocchi  - non ha fatto il libro, niente concorso – ed ecco che l’angelo ha fatto l’annuncio – ha fatto il suo tempo,  mi pare –  ha fatto i cuccioli! - è lui che  ha fatto il goal – è l’altro che ha fatto il  pasticcio – ha fatto il gran signore anche stavolta -   ha fatto il solito show della giacca?  - ha fatto il record  ieri  - il quadro l’ha fatto  proprio lei – ha fatto l’uovo stamattina? – ha fatto i capelli grigi

 

ha fatto la, le

ha fatto la resistenza  - ha fatto la solita gita - ha fatto la gioia di noi tutti - ha fatto la sua parte anche stavolta –   ha fatto un po’  la cresta - ha fatto scalpore la notizia – la  nonna ha fatto la torta di mele -  il tipo contrattuale ha fatto la sua fortuna – ha fatto la gloria del reggimento  - alla fine ha fatto la muffa

 

ha fatto un, una

 ha fatto un terremoto - ha fatto un tonfo! - ha fatto un patto col diavolo - ha fatto un salto sulla sedia - la vecchia zitella senza mammella ha fatto un bambino tanto carino (N.Ginzburg) – ha fatto una bella gara -  ha fatto poi un accordo col fratello - ha fatto una scenata! – ha fatto un volo poveraccio -  ha fatto un bel po’ di quattrini con quell’arbitrato   - ha fatto un matrimonio di interesse – ha fatto un mese di prigione – ha fatto un numero!

 

hai fatta

l’hai fatta grossa stavolta!  -   però, ne hai fatta di strada 

 

hai fatti

piccola, i bisognini li hai fatti? –  eh, ne hai fatti di soldi!

 

hai fatto

hai fatto di me quella che sono –  ti ricordo che hai fatto giuramento! - passerotto, hai fatto? - hai fatto quello che potevi, mi pare  – ma se hai fatto di tutto per lei  -  hai fatto centro anche stavolta!   – hai fatto faville ieri  sera - hai fatto strike

 

hai fatto il, la, i , le 

cos’è,  gli hai fatto la forca? – hai fatto il  biglietto, spero – hai fatto proprio la mia gioia – ma  hai fatto l’esame o no?   – hai fatto poi la patente? – hai già fatto il militare? -  guarda che hai fatto i conti senza l’oste – hai fatto la conta dei voti?

 

hai fatto un, una

 hai fatto un sacco di assenze  questo trimestre - un buco nell’acqua hai fatto!  - hai fatto un’autentica  – non so se hai  fatto un bel discorso  – hai fatto un vero pandemonio - hai fatto un colpaccio, credimi  -  una bella frittata  hai  fatto -   hai fatto un casino come al solito 

 

hanno fatto

gli hanno praticamente fatto un monumento - hanno  fatto un salto di qualità -  hanno fatto troppi debiti secondo me -  hanno fatto casetta   - hanno fatto follie insieme –  hanno già fatto lo spoglio? - hanno fatto due bambini, uno più bello dell’altro – hanno fatto comunella – l’hanno fatta sudare, poveraccia  - hanno  fatto un balzo le quotazioni! – sorpresa, l’hanno fatto papa! – hanno fatto una vera rivoluzione – hanno fatto loro le spese di tutto!

 

ho fatta

ce l’ho fatta, evviva! –  l’ho fatta franca anche stavolta –  ehi, l’ho fatta io la salsa

 

ho fatto

Dio mio cos’ho fatto! – ho fatto tanto per te -  ho fatto tredici! -  io ho fatto del mio meglio  -  ammetto che ho fatto cilecca - ho fatto scalo a Trieste, e per un po’ ci sono rimasto – ho fatto da bersaglio, come sempre   – mille rinunce ho fatto per lei  –  ho fatto di te una donna – ho fatto poi armi e bagagli – ho fatto orecchie da mercante - ho fatto bingo! – ho fatto tombola!  - ma che male ti ho fatto? – sapessi che urlo ho fatto! – ho fatto miglia e miglia di strada

 

ho fatto il,  la, i, le

le ho fatto la dichiarazione d’amore – ho fatto la scoperta nel 1984  - ho fatto il calcolo esatto   – ho già fatto il fieno quest’anno- gli ho fatto l’ambasciata, come volevi - ho fatto le ore piccole - ci ho fatto l’occhio ormai

 

ho fatto un

alla fine ho fatto un nuovo partito – per poco non ho fatto un colpo – non posso, ho fatto  un voto alla Madonna -  ho fatto un sogno stanotte, che nessuno faceva più danni

 

ho fatto una

ho fatto una brutta caduta – ho fatto una bella cavalcata ieri

 

ho fatte

le vacanze le ho già fatte

 

infatti

infatti la Corte gli  ha dato torto

 

la fa

chi la fa l’aspetti – quel vestito la fa  più snella  - la fa un po’ lunga, ti pare? -  la sua parte la fa bene – a me non la si fa  - la fa risplendere ancor più

 

la fai

la fai facile tu!

 

le farà

la mamma le farà  il corredo adesso

 

l’hai fatta

l’hai fatta grossa stavolta!

 

l’hai fatto

sul serio l’hai  fatto becco?

 

l’hanno fatto

l’hanno fatto sudare sette camicie

 

l’hanno fatta

l’hanno fatta così secoli  di devozione

 

l’ho fatto

ma l’ho fatto per scherzo! – l’ho fatto volare fuori dal mio ufficio -  il morbillo l’ho già fatto  – l’ho fatto unicamente per te

 

li fa

Dio li fa poi li accoppia

 

lo fa

la fa assomigliare a  un gufo!

 

ma fammi

ma  fammi il santo piacere!  

 

ma lo fai

ma lo fai apposta?

 

made

made in Taiwan

 

mal fatto

è mal fatto quell’abito, gli  pende sulla destra

 

malefatte

alle elezioni sconterà  tutte le sue malefatte!

 

me la fa

questo me la fa ancora più cara!

 

me la faccio

sì, me la faccio e me la dico  da solo – me la faccio addosso, se non trovi  subito qualche posto

 

me la sono fatta

un’idea me la sono fatta, a dire il vero

 

mi fa

quel piatto mi fa abbastanza gola - mi fa proprio tenerezza, sai  –  veramente mi fa  un po’ strano  - scusa, ma la trippa mi fa senso – mi fa prurito qui -  mi fa nostalgia, cosa vuoi -  mi fa sempre delle proposte  indecenti - mi fa specie che tu lo ammetta! – mi fa dubitare che lui sappia davvero –  certe manfrine mi fa! - mi fa girare la testa lo champagne - mi fa piacere che  lo riconosca – quell’essere mi fa proprio ribrezzo  -  mi fa salire la pressione -  mi fa accapponare la pelle - mi fa un po’ meraviglia – mi fa venire in mente quell’altra storia -  lo incontro e mi fa “Senti…” -   certe improvvisate mi fa! –    mi fa sbellicare, guarda 

 

mi fa un , una

mi fa una rabbia! – mi fa una voglia  quel millefoglie! - quando  recita  l’Amleto mi fa un effetto!

 

mi faccia

mi faccia un’altra domanda, la prego  - mi faccia il conto per favore  -  mi faccia un etto di quello dolce -  ma mi faccia il piacere!

 

mi faccio

mi faccio cattivo sangue

 

mi fai

mi fai il solletico,  così – mi fai solo compassione  -   mi fai godere - mi fai orrore con le tue perversioni  -  mi fai sballare se continui  - mi fai cascare le calze, quando parli  –  ah, mi fai morire  –  mi fai confusione - così mi fai felice! - mi fai il verso per caso? – mi fai rizzare i capelli in testa - mi fai stomaco  conciato così   - mi fai ombra, scusa

 

mi fai venire

mi fai venire i brividi   - mi fai  venire la mosca al naso  - mi fai venire l’acquolina in bocca

 

mi farei

mi farei un pisolino adesso – mi farei una tazza di caffè – mi farei una canna,  è proibito qui?

 

mi faresti

mi faresti un prestito?

 

mi fate

mi fate rimpiangere ciò  che ho fatto per voi – mi fate venire il latte alle ginocchia – mi fate proprio soffrire – mi fate arrabbiare così

 

mi fe’

Siena mi fe’; disfecemi Maremma  (Dante, Purg., 5-134)

 

mi ha fatto

mi ha fatto da padre - mi ha fatto il vuoto intorno –  mi ha fatto ingoiare il rospo - mi ha fatto l’occhiolino! – mi ha fatto secco – mi ha fatto un incantesimo – mi ha fatto aprire gli occhi, finalmente – mi ha fatto vergognare di conoscerlo – mi ha fatto un sedere quadro – mi ha fatto mille gentilezze – mi ha fatto un livido!

 

mi hai fatto

bel servizietto che mi hai fatto! – mi hai fatto andare per niente – mi hai fatto perdere il filo

 

mi sono fatto

mi sono fatto largo come ho potuto – mi sono fatto tutto da me – mi sono fatto piccolo piccolo

 

mi stai facendo

mi stai facendo impazzire

 

misfatto

è un vero misfatto

 

mi ti farei

mi ti farei proprio!

 

ne fa

una ne fa  e cento ne pensa 

 

ne faccio

ne faccio una questione di principio, certo

 

ne fai

ma ne fai un punto d’onore? – ne fai proprio un dramma!

 

ne ha fatte

me ne ha fatte  di cotte e di crude – ne ha fatte di cattiverie, in vita sua!

 

ne ha fatto

ne ha fatto una vera malattia!. – ne ha fatto il suo idolo  -  ne ha fatto una questione di Stato – ne ha fatto un sistema di vita

 

ne ha fatte

di tutte i colori  ne ha fatte - ne ha fatte di promesse,  in campagna elettorale!

 

ne ha fatti

ne ha fatti di soldi con le televisioni!

 

non fa

non fa più notizia - non fa una piega secondo me -   non fa fiori quella pianta  - da quella volta,  non fa che piangere poverina -   non fa più scandalo, al giorno d’oggi - una rondine non fa primavera – non fa corpo  - a me non fa comodo però -  l’abito non fa il monaco – non fa all’uopo, sai  - non fa per noi  -  non fa nulla, lasciali sbraitare - non fa che urlare tutto il giorno -  non fa una grinza  quel ragionamento  -    non fa al caso nostro – non fa rima con niente – non fa spettacolo  - ormai non fa più fronte alle spese - da una settimana non fa che piovere – non fa audience – è un anno che non  fa più servizio – non fa la metà di quel che dice

 

non faccia

non faccia il buffone!

 

non facciamo

non facciamo scherzi - non facciamone nulla, allora  - non facciamoci riconoscere per quello che  siamo – non facciamo paragoni

 

non faccio

non faccio per dire - con te non faccio a botte – non ti faccio niente, su  – non faccio promesse – non faccio per vantarmi – non faccio che pensare  a lui – no, non ti faccio salire

 

non fanno

non fanno colpo su di me,  certi discorsi -  non fanno breccia quelle avances – non fanno  più in tempo, ormai –  non fanno certo di lui un giurista! - i suoi giochetti non fanno  più presa – non fanno nessun  progresso!

 

non far

non far finta di niente tu

 

non farai

non farai mica sul serio?

 

non fare

non fare complimenti -  meglio non fare affidamento su un tipo simile -  non fare del moralismo - non fare inversione qui però! - non fare  tardi come al solito -  non fare ostruzionismo  - non fare dello spirito di patata – non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te   - non fare quella faccia, adesso  – non fare tante moine – non fare  quel viso da angioletto – non fare imbrogli però

 

non fare il, lo

non fare  il bambino!  -  non fare  il finto tonto, Marco -  non fare il morto, vergognati -  non fare il pagliaccio con Pamela -  non fare il cascamorto con mia zia   – non fare il corvo della favola - non fare l’eroe  -  non fare l’indiano  - non fare il portoghese – non fare sempre il pidocchio – non fare il cattivo con me – non fare il solito lamento

 

non fare la

ma non fare la commedia! - non fare  la smorfiosa – e non fare la  solita parte!    - non fare  sempre la vittima – su, non fare la ritrosa – non fare la  scena un’altra volta!

 

non farei

non farei sesso con lui neanche su un’isola deserta – non farei mai a meno di te, mio caro

 

non fargli

non fargli la festa, però – non fargli i dispetti, è piccolo  – adesso però non fargli pressione

 

non farla

non farla così lunga

 

non farli

però non farli avvicinare a me

 

non farmi

non farmi la predica – non farmi pentire di averti perdonato – non farmi girare le scatole – non farmi fretta – non farmi questo affronto!

 

non farne

non farne un dramma, Cesare – non farne parola a Silvio, però  - non farne menzione a Gianfranco, ovviamente

 

non fartene

non fartene un vanto! – non sai che fartene, vero?

 

non farti

non farti venire certe idee - non farti  fregare come al solito –  non  farti supplicare, una volta tanto – attento a non farti notare  – non farti vedere mai più!

 

non fate

ai carabinieri  non fate resistenza però – non fate la solita cagnara – non fate  più a tempo, ormai

 

non ho fatto

non ho fatto nessun nome,  io! –  non ho fatto ancora la tesi -  ma non ho fatto nessun invito – non ho fatto una piega, comunque  - non l’ho fatto di proposito, sai  – non ho fatto  proprio niente  – non ho fatto io il primo gesto - non ho fatto un accidenti

 

non lo faccio

no, il ghiacciaio non lo faccio quest’anno

 

non mi fai

non mi fai né caldo né freddo – non mi fai  impressione – così,  non mi fai  certo un favore – ma non mi fai mai una carezza!

 

non mi farai

non mi farai il muso per quella battuta? – non mi farai fuori in nessun modo

 

non ne faccio

non ne faccio mistero con te 

 

non sanno fare

escono dall’Università che non sanno fare una citazione!

 

non se ne fa

non se ne fa nulla, allora

 

non sono fatto

non sono fatto per certe cose, lo sai  – sono fatto sì, ma  non fino a questo punto!

 

non ti facevo

francamente, non ti facevo così ingenuo – non ti facevo così in carne

 

opinion

è un vero  “opinion maker”

 

per fare

ha attraccato per fare carbone - così, tanto per fare

 

remake

è il remake di un   film degli anni ’30

 

rifai

cos’è,  ci rifai per caso? -  ma  tu rifai sempre gli stessi sbagli!

 

rifarmi

dovrei proprio rifarmi il trucco – devo pensare a rifarmi una vita  – vorrei rifarmi almeno in parte – giusto un sorso, per rifarmi la bocca

 

rifarti

dovresti rifarti il letto – prova  a rifarti, ma non al gioco

 

rifatta

si è rifatta  dalla testa ai piedi -  basta con questa minestrina rifatta!

 

rifatto

si è rifatto il naso, non vedi? – si è rifatto vivo con me – è proprio un villano rifatto – hanno rifatto la facciata del palazzo – si è rifatto una carriera in Brasile

 

saperci fare

con la responsabilità  civile bisogna saperci fare  - ma  tu sai fare di conto?

 

se la fa

se la fa da padrone in quel giro – se la fa anche con i preti -  se la fa e se la dice – se la  fa con la moglie del capo  da due mesi  – se la fa riscaldare ogni volta – se la fa con il centro, adesso

 

se le fa

le sigarette se le fa a mano, è bravo

 

se ne fa

morto un papa se ne fa un altro –   mah, non se ne fa  ancora una ragione!  

 

se tu facessi

se tu facessi il padre, una volta tanto!

 

sfatto

sono  del tutto sfatto!

 

si è fatto

Dio si è fatto uomo per noi – il verbo si è fatto carne – il suo sguardo si è fatto di ghiaccio  - si è fatto un dovere  di aiutarlo - si è fatto proprio un bel ragazzo – tanto ha  brigato, che si è fatto eleggere –  si è fatto un sacco di nemici  -  si è fatto così raro il lamantino! - si è fatto una vera biblioteca – si è fatto un nome con  le televendite – si è fatto buddista – si è fatto improvvisamente  rosso in viso – si è fatto un puntiglio di ricordarmelo – il suo sguardo si è fatto dolce - alla fine, si è fatto la Porsche

 

 si fa

si fa sera - si fa beffe di loro -  e adesso come si fa? - si fa le sue cose lui! -  l’aria si fa di cristallo - si fa in quattro per il figlioletto  -   si fa strada ogni  giorno di più -   si fa in là per amor suo -    si fa per dire, no? -  sarà un anno che si fa di coca  - chi pecora si fa, il lupo lo mangia – ma che,  si fa così con le persone? – “come tutto si fa strano e difficile” (Montale)

 

si fe’

“ e presto il mormorio si fe’ parole” (Carducci)

 

si faccia

per quanto si faccia, non basta mai!

 

si fanno

sempre loro che si fanno avanti! – si fanno passare per quello che non sono

 

sta facendo

ti sta facendo le scarpe – beh, si sta facendo  un po’ tardi

 

strafare

attento a non strafare però!

 

te la fai

te la fai con certi tipi!

 

ti fa

ti fa schifo per caso? -  ti fa onore, sul serio – se   ti fa contenta, va bene – eh, ti fa  proprio concorrenza! – ma ti fa il filo Angelo? –  sai, ti fa più sexy il rosso

 

ti faccia

buon pro ti faccia!

 

ti faccio

ti faccio le mie condoglianze  - ti faccio i tarocchi se vuoi -  tanto di cappello ti faccio  - ti faccio rapporto se non smetti

 

ti fai

 ti fai certe fantasie! – meglio che ti fai un nodo al fazzoletto

 

ti ha fatto

ti ha fatto fesso come al solito – bello il quadro, ti ha fatto tale e quale

 

ti sei fatto

ti sei fatto proprio grande, ormai    - eh, bella reputazione ti sei fatto! – così ti sei fatto conoscere? – calma, ti sei fatto la camera? ––  ti sei fatto un vero uomo, sai   - ma che idea ti sei fatto di me?

 

va  a farti

basta, va a farti una pera  - va a farti friggere – va a farti consolare dalla mamma - va  a farti un giro - ma va a farti benedire!

 

vi faccio

vi faccio omaggio dei miei libri

 

voglio fare

“voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi”  (P.Neruda)

 

 

3. Il ventaglio dei danni alla persona

 

Conclusioni  finali? Diciamo piuttosto impressioni.

Queste allora,  per cominciare. Che  le modalità del  “fare  umano”- una volta   scorporate le  voci  (dell’italiano) che   con lo svolgimento di un’attività  c’entrano poco o niente -  sono in effetti  tante  e  assai diverse l’una dall’altra. Che  non tutti  gli esiti  linguistici di cui sopra riguardano, in senso stretto,  il danno esistenziale. E che tanti  però sicuramente sì.

 Ma andiamo per  ordine.

 

(a) Prima osservazione. Non hanno a che vedere con la responsabilità aquiliana,  ovviamente, tutte le voci del  fare illecito;  e lo stesso vale per quanto concerne  il fare immorale (se però verrà  legalizzata  la prostituzione,  per fare il solito esempio,   questa robusta  indicazione potrebbe anche cambiare; mettiamo che “Bocca-di-Rosa” venga ferita, dolosamente magari,  da qualche cittadina troppo virtuosa del villaggio: siamo sicuri che resterebbe fuori legge il lucro cessante patito dall’eroina di De Andrè, nonché,  fino alla guarigione, il danno esistenziale dei suoi clienti?).

Restando al fare illecito, comunque. Delle  tante espressioni sopra raccolte,  alcune fanno riferimento proprio a  pratiche siffatte; e in casi simili  è pacifico  che una responsabilità civile sarà  da escludere. Però  – ecco il punto - è  palese come i moniti sul “fare paritario” (quelli che più interessano alla Navarretta)  c’entrino qui abbastanza poco.

E’ vero solo che l’irresponsabilità svolge qui, un po’ all’incontrario,  una sorta di ruolo alla Robin Hood: nel  senso che se si dovesse risarcire il lucro cessante dei  contrabbandieri feriti, i pesci piccoli  verrebbero a prendere poco, e i boss della camorra invece molto. Invece  siccome c’è di mezzo un reato   nessuno prenderà  niente, almeno attraverso lo strumento aquiliano.

 

(b) C’è da considerare allora il fare economico lecito. E  nella lista di cui sopra   non sono pochi i  lemmi così   messi in causa.

E’ chiaro comunque che ci troviamo  qui doppiamente fuori dal seminato. Sia perché si versa in un’area dove il danno esistenziale è fuori gioco:  parliamo appunto di attività reddituali, mentre il danno esistenziale guarda essenzialmente alle iniziative non economiche. Sia perché, se c’è   un terreno in cui il fare  è destinato a operare quale punto di partenza per quantificazioni   sbilanciatissime, questo è proprio quello del lucro cessante.

Travolgere sotto un’automobile Bill Gates oppure il suo giardiniere non promette gli stessi risultati. E,  siccome la Navarretta è la prima saperlo, dobbiamo immaginare che le sue riserve in merito al fare abbiano, essenzialmente,  il seguente valore: “Poveri e mentecatti sono già tanto sacrificati,  nell’illecito, dalla differenza  dei guadagni di base rispetto ai ricchi;  confiniamo a questo settore, dunque,  il gioco perverso delle pantografazioni riparatorie!”.

 

(c) Cosa resta adesso? 

Direi,  per completezza,  che  sono da riscontrare le voci  del fare all’italiana: una poltiglia di motti e gesti paesani, abbastanza scomposti, presi  (si direbbe)  dai film di Totò,  di  Alberto Sordi, di Gassman, di Fabrizi, di Mastroianni,  e degli altri grandi della nostra commedia anni ’50 e 60.

Saranno decine le locuzioni  del genere,  nell’elenco da cui  proveniamo; e tante di esse, chissà, sembrano mantenere la loro attualità anche oggi.

 E’  un’Italia - come non vederlo -  un po’ cialtrona, arrogante; non malvagia certamente, però bugiarda, tutt’altro che coraggiosa: ruspante, gaglioffa,  qua e là piagnucolosa, spesso zotica, sbruffona, perdente,

Non si può dire che sia un vero  “fare”, il suo; e  non è neanche un non fare, o un vero avere,  o un vero essere.  E’  piuttosto un  sopravvivere alla meglio, un oziare furtivo, un  vagolare, un ammiccare continuo, un perdere colpi da varie parti.

Un brulichio straccione, alquanto sporco e cattivo, a metà fra il lecito e l’illecito,  una  specie di niente. Per certi versi “esistenziale” - però,  s’intende,  in un significato  ben diverso  (anzi opposto) rispetto all’accezione che usano i  tortmen dei nostri giorni.

 

(d) C’è  poi  - altro gradino -  l’insieme dei reperti che vediamo camminare (nominalmente) con il verbo fare,  e che sono  in realtà soprattutto un “sentire”, un patire, un disperarsi.  Anche qui  le uscite lessicali nella lista  di cui sopra abbondano.

La materia interessata è  stavolta di tipo interno,  sofferenziale. Entrerà in campo a fini di gestione, allora,  la figura del danno morale,  che  ha regole tecniche sue proprie (per la verità oggi sembra averle perse, o meglio aver  assunto quelle  -nuove di zecca- di tutti i danni non patrimoniali),  e che si colloca comunque  strutturalmente   fuori dal nostro  discorso.

 

(e)  Restano  sul piatto,  allora,  gli stilemi irriducibili a ciascuna delle sub-categorie sin qui considerate: niente iniziative illecite, niente operazioni economico/finanziarie, niente Alberto Sordi, niente cuscini bagnati di lacrime. E’ il territorio delle “attività realizzatrici” della persona

Ancora  non ci siamo però,  completamente. Dobbiamo togliere, per restare in oggetto, tutta la banda delle ripercussioni  negative  che consistono bensì in un non poter più fare, di tipo non reddituale;   e che derivano  però da torti corrispondenti a lesioni  del bene della salute o  dell’integrità fisica. Il campo del danno biologico insomma. Che  - va detto subito – sembra non interessare  tanto in questa sede, giacché  la riserva ora discussa parte dall’idea che quello biologico sia per definizione un danno omologante, “democratico”.

Il verbo fare non disturberebbe cioè,  qui: vi  sarebbe in partenza la garanzia che -   siccome una gamba è una gamba per tutti, ricchi o  poveri non importa -   le conseguenze negative del vedersela amputata da un guard-rail, nel corso di un incidente automobilistico,  saranno pressoché identiche per ciascuno.

Sarà proprio così? E col danno psichico come la mettiamo, però? E con il danno estetico?  E con le parti  e le risonanze più sofisticate del corpo o della mente? Sono domande che qui non importano direttamente, adesso, e che andranno semmai affrontate un’altra volta.

 

(f) Siamo arrivati finalmente al cuore dell’obiezione. I riflessi derivanti dal   non poter più svolgere un’attività  realizzatrice  di tipo non economico,  collegata alla lesione di  beni diversi dalla salute.

Gli interrogativi sul tappeto sembrano  - qui - essenzialmente quattro: se  le voci in questione siano numericamente tante o poche; se le iniziative corrispondenti abbiano un grosso peso antropologico; se  tali svolgimenti siano fonte potenziale di discriminazioni; se (in caso affermativo) le  differenze di trattamento considerate siano,   per il diritto,  un bene o un male.

Procediamo con ordine allora. 

 

(g)  Basta scorrere l’elenco di cui sopra per accorgersi  - primo passaggio - che di voci  simili ce n’è a  bizzeffe nel vocabolario.

Anche la seconda domanda merita  indubbiamente una  risposta positiva.

Quanto al terzo punto, direi succintamente. Le difformità da persona a persona possono non mancare;  però si tratta di variazioni che, con il conto in banca,  poco hanno a che fare. La differenza dipende casomai dalla qualità del bene di partenza che è stato, man mano,  violato; nonché dall’effettività dei  filamenti relazionali e comunicazionali di  base, vittima per vittima.

Si tratta di riscontri che possono mutare – senza dubbio - a seconda della sfera  individuale cui si guarda; però siamo dianzi a elementi  ben distinti,  qualitativamente,  rispetto al tratto della povertà o  della  ricchezza  economica di base.

Non è  quello che si sente - dentro di sé  - facendo l’amore,  a  differire fra gli uomini. Né cambierà di molto  il valore di ciò che succede quando si  bacia o si cambia il proprio bambino,  o quando si gioca con lui,  o lo si porta a correre nel bosco di faggi.  Ricchi o poveri è sostanzialmente lo stesso (anzi,  siccome far soldi porta via tempo, di solito, può darsi che chi è più povero,  ma più libero,  abbia   una vita a-reddituale più intensa o  soddisfacente).

 

(h)  I  punti  salienti sono  allora gli altri due.

Anzitutto.  Mettiamo che Tizio - primo esempio - sia innamorato di (una donna la quale è anche) sua  moglie; se gliela uccidono in uno scontro automiblistico,  è logico che T. dovrà essere risarcito, soprattutto sul terreno esistenziale.

Poniamo adesso – secondo esempio - che  sia Caio ad essere innamorato: però  di una donna che non solo non è sua moglie, ma che non se lo fila minimamente, anzi non sa neanche che Caio esiste  al mondo e che il poveretto passa  il tempo a seguirla di nascosto, a scriverle poesie e canzoni (attività  prettamente esistenziali);  orbene,   è palese  che  nessun risarcimento a Caio  sarebbe  dovuto, qui, qualora la morosa immaginaria finisse sotto un tram, guidato da un conducente ubriaco.

E introducendo le variabili che Tizio sia povero e Caio ricco, o viceversa, il risultato non cambierebbe granché.

Stesso discorso per l’esempio  (classico) della musica amatoriale.  Se viene lesionato,  anche di poco,  il  mignolo sinistro che mi serviva  per suonare il violino la domenica pomeriggio alla Società dei Dilettanti Settecenteschi, è pacifico che un (mini) risarcimento  per il danno esistenziale dovranno  concedermelo. Ma a mio cugino  - che fa praticamente la mia vita e  che ha un  deposito in banca simile al mio, e che il violino però proprio non lo suona -  perché  mai, qualora  un incidente gli micro-lesionasse  il mio stesso mignolo, dovrebbe essere  corrisposto qualche euro sotto la voce  di cui sopra?

Trattasi di esempi di natura diversa fra loro, evidentemente.  Tutti e due dicono che ognuno di noi va preso,  dal diritto,  per quello che in concreto è; e risarcito per quello che non potrà più fare/essere. La differenza è che,  là,  il  discrimen opera più sul terreno delle posizioni giuridiche; qua invece più sul terreno dei fatti, cioè della mera peculiarità e  multiformità  dei rigogli esistenziali preesistenti.

 

(i) Alla domanda se si debba approvare la  prima diversificazione di trattamento, e respingere  invece  la seconda, gli esistenzialisti rispondono  energicamente di no. Ma con loro – direi – la Costituzione italiana, il Vangelo, il Corano, il buon senso; nonché (sono sicuro) la stessa Navarretta. Anzi lei per prima.

Riguardo a entrambe le situazioni, viva la differenza! – finché si rimane beninteso  entro l’area del “giuridicamente meritevole di tutela”.

C’è una  fascia di situazioni  e di iniziative in cui siamo (pressappoco) tutti uguali: e in quest’ambito ogni  ristoro della lex  Aquilia tenderà ad assomigliarsi. Ce n’è un’altra, di  solito meno vasta della prima  -ma non è detto-,   in cui siamo invece tutti tendenzialmente diversi: e diversi proprio nel senso che diverse sono le cose che facevamo prima dell’illecito.

E di ciò il diritto non potrà non tener conto..

Fare è bello in conclusione; o almeno può esserlo - e talvolta lo è parecchio.  Non (ripetiamo)  il fare “plutocratico”, che qui non c’entra; né quello ambiguo e sudaticcio dell’italiano medio, che è ai bordi del sistema. Il fare   tenero   -semmai-  il fare intelligente, il fare intemerato, il fare creativo, scientifico;  il fare politico, associativo, il fare generoso, divertente. Che non c’entra  e non è a rischio con la salute e basta (non di  sola salute vive l’uomo).  Che può  essere dei poveri,  come dei ricchi, magari assai più dei primi che dei secondi -  anche, s’intende, dei vari Alberto Sordi, dei Tognazzi,  quando non fanno le loro sceneggiate da qualche parte, trucidamente.

Fare è vivere,  in conclusione. Senza il fare non  c’è molto altro: se non si fa niente non si è  granché, su questa terra. I bambini vanno accompagnati al parco giochi, i  detenuti  vanno aiutati, i malati visitati,   i fiori innaffiati, i quadri vecchi restaurati, le ragazze corteggiate, i dischi ascoltati, le messe cantate, le scoperte fatte, le biciclette pedalate. Come  rinunciare a un verbo senza il quale non riusciremmo  nemmeno più a  parlare?

 

  

(*) Professore ordinario di istituzioni di diritto privato – Università di Trieste.


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